Desta preoccupazione lo stato di conservazione della torre Garisenda, quella meno alta e più pendente delle due strutture medioevali simbolo di Bologna. Il Comune è stato costretto a recintare e chiudere al traffico il tratto di via San Vitale, fra via Zamboni e via Rizzoli, che costeggia la torre, per consentire una serie di monitoraggi sulla sua staticità. Le verifiche dei tecnici creeranno disagi alla viabilità. Almeno fino a venerdì prossimo ci saranno modifiche al piano traffico, soprattutto per quanto riguarda il trasporto pubblico, visto che le torri si trovano nel cuore del centro della città. Sempre per consentire i monitoraggi sarà chiusa al pubblico anche la gemella torre degli Asinelli.
La piazza resterà chiusa per anni
La notizia più importante riguarda, in ogni caso, riguarda la piazza sotto le Due Torri, che rimarrà chiusa per alcuni anni, fino al termine del restauro della Garisenda. La zona transennata attorno alla torre "malata", sorvegliata speciale perché oggetto di oscillazioni anomale nell'ultimo periodo, sarà anzi allargata in vista della prima ipotesi del futuro cantiere. Questo prevede il montaggio di una struttura metallica provvisoria intorno alla torre. È quanto annunciato dall'amministrazione comunale di Bologna che si avvia a predisporre un piano di mobilità ad hoc. L'impatto sulla viabilità e sul trasporto pubblico è notevole: si dovranno deviare 645 corse nei giorni feriali.
La storia della torre Garisenda
La torre della Garisenda è situata in piazza di porta Ravegnana, all'incrocio tra le antiche vie San Donato (ora via Zamboni), San Vitale, Strada Maggiore, piazza della Mercanzia e via Rizzoli. Bologna, in epoca medievale, possedeva un panorama urbano costellato di circa novanta-cento torri, le quali erano funzionali non solo dal punto di vista strategico e militare, bensì anche per ribadire, in senso architettonico, il prestigio delle rispettive famiglie proprietarie. Tra le torri più caratterizzanti di questo tessuto urbanistico vi era indubbiamente quella detta "della Garisenda", edificata in muratura intorno al 1.109 dai Garisendi, prosperosa famiglia di cambiatori di fede ghibellina. In origine essa aveva un'altezza di circa sessanta metri, poi ridotta a quarantotto dal despota Giovanni Visconti, in seguito ai cedimenti strutturali che avevano iniziato a manifestarsi in maniera precoce e intensa nei terreni di fondazione, caratterizzati da scarse capacità meccaniche e portanti. Per il medesimo motivo l'inclinazione dell'intera struttura subì un deciso incremento, con una sporgenza del vertice pari a 3,22 metri e un angolo di quattro gradi.
La menzione di Dante Alighieri
Seppure sovrastata dalla maggiore altezza della vicina torre degli Asinelli, la Garisenda ha sempre suscitato l'interesse dei letterati, tanto da essere menzionata da Dante Alighieri, in transito a Bologna varie volte nella sua vita. Il Sommo, infatti, poetò sulla torre in ben due occasioni: la prima in un sonetto dove esprime il proprio rammarico per essere stato assorto nell'esclusiva visione della Garisenda; la seconda nella Commedia, nella quale viene usata come metro di paragone per il gigante Anteo, colto nel torreggiante atto di chinarsi, in alcuni versi ricordati anche in un'epigrafe posta sulla torre stessa.
La reazione del governo
La situazione della Garisenda è "peggiorata", ha spiegato il sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni. "I dati sulle oscillazioni ci preoccupano - ha affermato l'esponente leghista in un'intervista al Quotidiano nazionale -. E forse, da parte del comitato scientifico comunale che si occupa della conservazione della torre, c'è stata una sottovalutazione della situazione". Il manufatto è soggetto "a un movimento di torsione che aggrava la sua condizione", ha evidenziato Borgonzoni."Non è che la torre possa cadere da un momento all'altro, però potrebbe verificarsi un piccolo distacco di materiale". A dare l'allarme al ministero è stata, qualche mese fa, la soprintendente Tomba. "È grazie alle sue segnalazioni - ha continuato il sottosegretario - che mi sono attivata immediatamente per ottenere i 5 milioni di euro del Pnrr". Borgonzoni non risparmia alcune critiche al Comune, amministrato dal centrosinistra.
"Di solito il percorso è inverso, sono i Comuni e gli enti locali a segnalare le criticità al ministero, e non viceversa. Temo che il comitato - ha concluso - si sia perso più in discussioni interne invece di andare a fare analisi sul campo per capire il livello di rischio".
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