Dopo due anni di occupazione è stato sgomberato il centro sociale che aveva abusivamente preso possesso degli spazi dell'ex Lavatoio Comunale di Torino. Gli agenti della Digos, nella giornata di ieri, hanno fatto irruzione all'interno della struttura, in quel momento vuota, ponendo i sigilli e sequestrando tutti gli spazi, dove oltre alle scritte ingiuriose contro le forze dell'ordine sono stati trovati anche oggetti atti a offendere, utilizzati durante le manifestazioni. Bastoni di legno, liquidi infiammabili, razzi ma anche scudi di plexiglas e fuochi d'artificio sono stati sequestrati dalle forze dell'ordine. Un'operazione necessaria per chiudere il covo di anarchici dove sono state organizzate alcune delle manifestazioni più violente di Torino degli ultimi anni, tra le quali quella di marzo 2023 che ha devastato la città in nome di Alfredo Cospito, e l'assalto alla Questura del capoluogo sabaudo di marzo 2024.
Ma, dopo l'intervento della polizia, è arrivato l'ennesimo manifesto di sfida da parte degli anarchici che, in estrema sintesi, rivendicano l'intenzione di non fermarsi dopo il sequestro della struttura occupata. Non hanno annunciato nuove azioni, almeno non nel breve periodo, ma non si esclude che stiano pensando alla riorganizzazione. Nella loro logica, che esula da quella civile e democratica, l'occupazione è "uno strumento per essere nella città, nei suoi quartieri e nelle sue strade. Uno strumento per coltivare alleanze capaci di incunearsi nelle fratture del presente con il cuore teso a sovvertire l’ordine delle cose e la sua soffocante quotidianità scandita dai ritmi del capitalismo neoliberale". Confermano, a modo loro, le accuse, spiegando che in quegli spazi "ci siamo organizzati per lottare contro le galere, contro i CPR, al fianco di Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il 41bis e l’ergastolo ostativo e accanto ai reclusi in rivolta nei centri di detenzione amministrativa".
Ma spiegano anche che, nello spazio occupato, si sono "dati la possibilità di costruire percorsi di lotta con chi subisce la violenza delle frontiere, del razzismo sistemico e della detenzione". E poi, proseguono, "da quello spazio (occupato abusivamente, ndr) siamo usciti in strada, perché é in strada che vogliamo stare, dove le contraddizioni del presente si palesano nella loro brutale violenza, dove la costruzione del nemico interno in un panorama bellico e genocidario si mostra nella sua evidenza". Da queste parole si evince la volontà di portare la rivolta in strada come unico, o quasi, obiettivo.
E lo sgombero, lo dicono chiaramente, non li fermerà: "Sequestrare e murare uno spazio, quello spazio, non
metterà fine a queste lotte. Come l’idra dalle tante teste, quando una di esse viene tagliata, due ne spuntano al suo posto. I tentativi di estirpare la lotta per la libertà non farà che rafforzarla".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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