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"Ramadan in oratorio? Una mia leggerezza". È polemica in Brianza

Il parroco si è assunto la responsabilità della polemica nata per la concessione, poi revocata, dell'oratorio per il Ramadan. La Lega: "Buonsenso"

"Ramadan in oratorio? Una mia leggerezza". È polemica in Brianza
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Si animano le polemiche in Brianza per l'annullamento di una cerimonia dell'Iftar, la rottura del digiuno durante il Ramadan, nell'oratorio di Calò, a Besana. Dopo essere stato inizialmente concesso lo spazio per l'evento all'associazione islamica La Pace di Renate, a pochi giorni dalla data prevista si è registrato un dietrofront con conseguente annullamento del permesso. "I referenti dell'oratorio di Calò ci hanno detto che non possono più ospitarci", ha detto uno dei referenti dell'associazione ai media locali, sostenendo di conoscere il motivo di questo improvviso cambio di idea.

"Credo sia prevalso il buonsenso. Vedo ancora gli oratori come luoghi di aggregazione cristiana e credo di non essere l'unico a considerarli tali. È giusto che al loro interno si promuova l’integrazione e comprendo anche la necessità di avere introiti economici per la loro gestione, ma trovo triste che diventino semplici 'spazi eventi' in cui si possa organizzare qualsiasi tipo di manifestazione, comprese feste di altre religioni", è stato il commento di Alessandro Corbetta della Lega. Ma a spiegare cosa sia accaduto davvero in questo caso che sta tenendo banco da ormai diverse settimane è il parroco, don Antonio, che è il referente dell'oratorio. "C’è stato un primo contatto indiretto tra me, la persona che si occupa di gestire gli eventi in oratorio, laica, e una besanese di Calò di religione musulmana che si è fatta portavoce dell’Associazione La Pace", ha spiegato il parroco a MbNews.

La voglia di rompere l'Iftar in oratorio era tanta, al punto che prima di proporre come data il 24 marzo, l'associazione aveva proposto altre due date, entrambe rifiutate dal parroco: una perché la sala era già occupata e una perché era venerdì Santo di Quaresima. "L’ultimo incontro che ho avuto con uno dei membri dell’Associazione La Pace risale al 17 marzo. Il giorno seguente c’è stata una riunione di sacerdoti in cui ho avuto occasione di parlare con il responsabile diocesano che si occupa proprio del dialogo interreligioso", ha spiegato ancora don Antonio, che ha spiegato anche quale sia procedura corretta: prima si chiede al Comune per spazi neutri e, se il Comune non ha sale libere, allora ci si rivolge agli oratori, "che possono concedere spazi esterni, evitando che vengano svolti riti religiosi".

Ma, prosegue il parroco, "dato che non tutti i cittadini, religiosi e non, hanno la stessa sensibilità, dalla Curia mi è stato spiegato che eventi di questo tipo vanno comunicati con largo anticipo alla cittadinanza".

Stavolta, invece, tutto è stato fatto in tempi ristretti pertanto il parroco ha ritenuto opportuno "chiamare gli organizzatori e annullare la disponibilità dell’oratorio. È stato un mio atto di leggerezza, lo riconosco".

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