Nuovi sbarchi e migranti in fuga dall'hotspot: continua l'assedio a Lampedusa

Diversi ospiti hanno scavalcato il muro dell’hotspot per uscire dalla struttura. La Questura di Agrigento: “Possono uscire perché non sono in stato di detenzione”

Nuovi sbarchi e migranti in fuga dall'hotspot: continua l'assedio a Lampedusa
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A Lampedusa sono ripresi gli sbarchi. A poche ore dalla proclamazione dello stato d’emergenza, nella mattinata di giovedì sono stati registrati nove arrivi con circa 387 persone: secondo quanto reso noto dai soccorritori, i natanti sarebbero partiti da Sfax, in Tunisia. Nelle prossime ore è previsto il trasferimento di 2 mila migranti, mentre venerdì è previsto il trasferimento di 2.270 persone. Ma non è tutto. Sono decine i migranti che da ieri scavalcano il muro dell'hotspot di Lampedusa per uscire dalla struttura: alcuni cercano un luogo in ombra, altri fanno ritorno, mentre altri potrebbero svanire nel nulla. Così la Questura di Agrigento: "Possono uscire perché non sono in stato di detenzione".

La Croce Rossa italiana ha confermato che all’hotspot di Lampedusa ci sono circa 4.200 presenze: “Nonostante le criticità, abbiamo cercato di distribuire brandine alle persone per non farle dormire all’addiaccio, abbiamo fornito a tutti cibo e fatto la distribuzione della cena e anche nella giornata di oggi tutti riceveranno ciò di cui hanno bisogno”, le parole della responsabile migrazioni Francesca Basile in una nota.

La situazione attuale della migrazione "ci sottolinea una volta ancora le sfide che abbiamo e gli sforzi che dobbiamo mettere in campo", le parole della portavoce della Commissione Ue Anitta Hipper: "Su Lampedusa la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen è in contatto con la premier Giorgia Meloni e questa mattina la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson ha sentito il ministro Piantedosi per una valutazione della situazione e per vede come l'Ue possa fornire aiuti. Noi supportiamo l'Italia a un livello operativo e finanziario. E siamo pronti a supportare l'Italia".

"O prendiamo il toro per le corna, o non ne usciamo. Non basta nemmeno la sola Europa per affrontare un problema così enorme, che interessa non solo quasi l'intera Africa ma anche l'afflusso dalla rotta balcanica. Per questo abbiamo coinvolto le Nazioni Unite, il G20, abbiamo lavorato a una grande conferenza internazionale che deve essere l'avvio di un vero processo di stabilizzazione del Sahel", la versione di Antonio Tajani al Corriere della Sera.

Il titolare della Farnesina ha sottolineato che il governo fa tutto ciò che è umanamente possibile: "Ma l'instabilità della regione sub-sahariana per la quale servirebbe una grande mobilitazione internazionale è drammatica, l'accoglienza dei migranti irregolari pesa tutta sulle nostre spalle. Sono costi enormi".

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