Era l'11 marzo 2017 quando Napoli veniva messa a ferro e fuoco dagli antagonisti di sinistra, anarchici e centri sociali vari, che scesero in piazza per protestare contro la presenza di Matteo Salvini alla Mostra d'Oltremare. Furono lanciati molotov, petardi, sassi e fumogeni contro le forze dell'ordine e ci furono 21 agenti feriti. Ci furono auto distrutte, cassonetti dati alle fiamme, cartelli stradali divelti. Fu una situazione di vera guerriglia urbana, che portò sul momento a 3 arresti e 3 denunce a piede libero. A distanza di 7 anni, come comunicano gli antagonisti napoletani con comunicati fatti circolare sui social, sono arrivate le sentenze del processo.
Cinque antagonisti sono stati condannati a 6 anni di reclusione per devastazione e un altro a 2 anni per resistenza a pubblico ufficiali. Dai centri sociali riferiscono che i condannati, semplicemente, "contestarono con determinazione e coraggio" Matteo Salvini, all'epoca dei fatti non ancora ministro ma leader della Lega. Quindi, secondo questa loro ricostruzione che "assolve" impunemente gli autori della guerriglia, quella comminata è "una condanna spropositata ai danni di 6 persone che tra altre 15mila quel giorno di quasi 8 anni fa difesero Napoli dalle idee reazionarie, bigotte e razziste del segretario del Carroccio". Difendere con le molotov una città da un discorso è quanto di più anti-democratico possa esistere ma loro non se ne rendono conto e sono convinti che la guerriglia urbana sia un atto civile.
"Non possiamo non vedere una vendetta nella sentenza di oggi: vendetta nei confronti di chi ha osato sfidare la campagna elettorale di un personaggio che oggi è uomo di governo e che gode di un enorme potere", proseguono in una sorta di vittimismo complottista in base al quale i "poteri forti" si accaniscono contro i buoni. Le immagini di quel marzo sono ancora vivide negli occhi degli agenti che sono stati accerchiati e minacciati dalla folla, mentre tutelavano il diritto costituzionale di un politico di esprimere la propria voce. "Siamo sicuri di essere, oggi come l’11 Marzo 2017, dalla parte giusta della storia. La sentenza di oggi non solo premia le parole d’odio di Matteo Salvini, ma ci racconta un metodo. Il metodo squisitamente antidemocratico che lo Stato utilizza per liberarsi di chi esprime dissenso", proseguono nel loro manifesto.
Continuando a leggere, si capisce dove vuole andare a parare: prepara il terreno per le prossime manifestazioni contro il ddl 1660. "Non scriviamo queste righe, però, per piangerci addosso. Crediamo da sempre che l’unica medicina alle ingiustizie siano la lotta e quel dissenso che è sostanza della democrazia e che invece il governo e la magistratura vorrebbero spegnere. Per questo continueremo sulla nostra strada e invitiamo tutti e tutte a partecipare all’assemblea regionale contro il ddl 1660 che si terrà a Mezzocannone Occupato il 7 dicembre e a popolare gli autobus che il 14 dicembre partiranno alla volta di Roma per manifestare contro il Decreto", concludono.
Abituati da una classe politica a essere sempre compresi e giustificati per i reati compiuti nelle manifestazioni, gli antagonisti di sinistra sono incapaci di concepire un mondo fatto di regole da rispettare, che determinano l'impianto di una convivenza democratica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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