Stupra la figlia per 12 anni poi scappa: le autorità Usa negano l'estradizione

L’uomo, un 50enne friulano, era stato già coinvolto in un'altra indagine per abusi nei confronti di un’altra figlia

Stupra la figlia per 12 anni poi scappa: le autorità Usa negano l'estradizione
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Ha la doppia cittadinanza, italiana e americana, uno status che, fino a questo momento, gli ha consentito di evitare di essere processato in Italia, nonostante sia accusato di aver violentato la figlia per ben dodici anni. È la storia di J. C., un 50enne originario di Sagrado, un piccolissimo centro del Friuli Venezia Giulia in provincia di Gorizia. L’uomo avrebbe abusato della ragazza, che oggi ha 26 anni, fin da quando era bambina. Volato negli Stati Uniti, a Palestine, in Texas, è riuscito a non finire nelle maglie della giustizia italiana. La procura di Gorizia ha chiesto dell’estradizione del presunto violentatore, ma gli Usa continuano a rifiutarsi di concederla.

La storia

Secondo l’accusa, il 50enne avrebbe cominciato ad abusare della figlia quando quest’ultima aveva 6 anni; violenze che sarebbero state perpetrate, in Italia e in America, fino a quando la ragazza ha raggiunto la maggiore età. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, l’uomo avrebbe forzato la figlia a toccargli le parti intime, costringendola a subire atti sessuali ripetuti. Per questo motivo J. C. è perseguito in Italia per il reato di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e dal rapporto di parentela che la legava con l'imputato. La giovane donna ha avuto il sostegno psicologico dal 2015 al 2019.

La richiesta di estradizione

I giudici della procura di Gorizia hanno rivolto un invito formale alle autorità del Texas a notificare al 50enne l’avviso di garanzia e a obbligarlo a eleggere domicilio in Italia, in modo da poter subire regolare processo nella nazione di nascita. J. C. era stato già coinvolto in una precedente indagine per violenza sessuale nei confronti dell’altra figlia ed è per questo che si insiste bel richiedere l’estradizione, atto che le autorità americane si rifiutano di compiere.

La posizione degli Usa

I legali statunitensi del 50enne ritengono che l’Italia non sia competente a giudicare il loro assistito e che il processo si debba svolgere davanti alla Corte americana.

Quella degli Stati Uniti è una giurisprudenza molto rigida che tutela i propri concittadini che commettono reati all’estero, anche si si tratta di persone che hanno più di un passaporto. Questa sorta di intransigenza vale anche al contrario, ossia per gli stranieri che compiono azioni illegali nel territorio americano, un atteggiamento che spesso ha creato contrasti tra l’Italia e gli Stati Uniti.

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