Il caso di cronaca lo ha raccontato in prima pagina La Prealpina, che è un po' il Washington Post della Padania. Ed è una storia italianissima. Parla dei tempi interminabili del servizio sanitario nazionale. Una cosa che capita a tutti. Come alla signora Tilde di Varese - Vares, terra di celti Insubri, Sacri Monti e gorgonzoeula - la quale è in lista d'attesa da maggio per una visita audiometrica: deve sostituire l'apparecchio acustico. L'aspetto sorprendente della faccenda, altri direbbero «scandaloso», è che la signora Tilde, pure in splendida forma come da servizio del Tg Regionale, ha 102 anni. Quasi 103. Quando il figlio, che sembra più anziano della mamma, cinque mesi fa ha iniziato la trafila, non l'ha finita neanche quando ha telefonato a tutti gli ospedali di tutte le province lombarde. Il primo appuntamento utile è a dicembre. Ci siamo quasi, dài.
La carenza di medici a livello nazionale è nota. La sanità pubblica come fiore all'occhiello della Lombardia, un ricordo. La burocrazia, un mistero.
La signora Tilde, che ha dovuto superare i cento anni per finire sul giornale, e adesso tirare altri due mesi e mezzo per entrare in un ambulatorio, è comunque ottimista. Oltre che lucida: «Ma se uno sta male, come fa ad aspettare?».
Una centralinista le ha risposto: «Si mette in coda».Ormai, più che un efficiente sistema sanitario nazionale ci aiuta il fatto che l'Italia è una delle nazioni con la più lunga aspettativa di vita al mondo. Significa che abbiamo più tempo per stare in lista d'attesa.
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