Tutto pronto per i primi test clinici sull'uomo di cellule staminali derivate da embrioni. Lo annuncia oggi in prima pagina il Washington Post ricordando anche le polemiche che questo tipo di ricerche stanno provocando negli Stati Uniti, come nel resto del mondo. Dubbi non solo nel mondo cattolico, secondo cui questi test sono contrari all'etica, ma anche nella comunità scientifica, seppur con motivazioni assolutamente opposte. C'è chi infatti pensa che affrettare troppo i tempi possa danneggiare la ricerca.
La pensa così John Gearhart, un professore della Pennsylvania University, pioniere della ricerca sulle staminali, secondo cui sarebbe meglio approfondire la materia: «Abbiamo bisogno di sapere meglio come si comporteranno queste cellule nel corpo umano. Rimarranno dove le mettiamo e faranno quello che noi speriamo debbano fare? Oppure - si chiede - creeranno nuovi problemi?».
I promotori di questi test sono invece convinti che ormai si tratta di ricerche assolutamente affidabili e sicure, forti del recente via libera da parte della Food and Drug Administration, (Fda), l'agenzia governativa americana che si occupà di sanità. La sperimentazione sta partendo in alcuni centri specializzati, su un piccolo numero di pazienti con lesioni molto gravi del midollo spinale.
Ovviamente si tratta di ricerche finanziate da privati, visto lo stop che un giudice federale ha imposto poche settimane fa al ricorso di fondi pubblici per questo tipo di sperimentazioni. «Siamo molto ottimisti», ha detto Thomas B. Okarma, presidente e direttore generale della Geron Corp. di Menlo Park, California, l'azienda che lo scorso 30 luglio ha ricevuto l'autorizzazione ad andare avanti dalla Fda. «Se tutto va per il verso giusto, rivoluzioneremo il modo di curare tantissime malattie croniche». Altri, invece, pur essendo assolutamente favorevoli a questo tipo di studi, sono molto più cauti. La loro preoccupazione è che qualche fallimento, in questa fase iniziale, possa compromettere definitivamente la credibilità della medicina genetica. «C'è grande angoscia rispetto a questi primi test», ha sottolineato Evan Y. Snyder, direttore del programma sulle staminali al Sanford-Burnam Medical Center Research Institute, di San Diego, California. «C'è la percezione generale che se queste cellule non otterranno i risultati sperati, l'intero campo di ricerca verrà delegittimato».
Il timore comune è che queste embrionali, inserite nell'organismo, possano causare dei tumori. È già accaduto nel 1999, quando Jesse Gelsinger, morì di cancro dopo essersi sottoposto a una terapia genetica. «Nessuno di noi - insiste Okarma, di Geron - vuole un altro caso Gelsinger. Prima di partire con questi test abbiamo superato moltissime prove e convinto molti scienziati sulla loro affidabilità». Le prime sperimentazioni riguarderanno 10 persone parzialmente paralizzate in seguito a un trauma alla colonna spinale.
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