Nel derby iberico Ronaldo sfida Barça più Real

Il portoghese cerca la sorpresa che vale più di una finale: tra le due nazioni una rivalità secolare. Grandi di Spagna unite contro il fenomeno

Nel derby iberico Ronaldo sfida Barça più Real

Tra spagnoli e portoghesi c'è lo stesso buon sangue che corre tra scozzesi e inglesi, corsi e francesi, bresciani e bergamaschi, baresi e leccesi, così nessuno protesta.
Stasera se la giocano per andare in finale e il gusto è doppio. Innanzitutto il desiderio dei grandi di Spagna di rispedire al mittente la scuola lusitana che poi tanto simpatica non risulta essere. Già Josè Mourinho, vincente e vincitore, ci ha messo del suo, trasformando il Madrid da Real e Sleal, poi Pepe ha ribadito il concetto con atteggiamenti poco regali e adesso Cristiano Ronaldo vuole fare il fenomeno mandando a casa i campioni del mondo e d'Europa.
Lo stesso stimolo spinge i portoghesi che sono stanchi di essere considerati l'ultima fetta, e anche tristanzuola, del vecchio continente prima di imbarcarsi nell'Oceano. Basta con il fado e il bacalao, c'è altro in quella terra malinconica e superba. Per esempio il calcio che ha ritrovato il fascino antico di Eusebio e Coluna, del grandissimo Benfica.
E' una sfida peninsulare ma è anche un duello di tecnica e orgoglio, di presunzione e arroganza. Di certo la qualità globale degli spagnoli non è contestabile. Così come l'assoluta differenza che esiste tra un gruppo di campioni, a scelta fate voi, e un fuoriclasse, uno appunto fuori classifica, come Cristiano Ronaldo.
Il quale, per una serie di capricci, non suoi, non si è ritrovato a giocare nel nostro campionato. Ci fu una squadra che lo aveva "scovato" e preso per portarlo a casa, quando Cristiano aveva soltanto 18 anni. Era la primavera inoltrata del Duemilatre. L'affare con lo Sporting di Lisbona era concluso, il ragazzo passò le visite mediche in Italia ma il calciatore che sarebbe dovuto passare, in cambio, al club portoghese, rifiutò la trattativa, obbligando il club italiano a cancellare l'acquisto.
Cristiano Ronaldo fu il colpo estivo del Manchester United, Ferguson lo portò in Inghilterra per 12,24 milioni di sterline, la cifra più alta mai pagata per un diciottenne.
CR7 è sicuramente il miglior calciatore europeo, in linea con Messi che è il miglior prodotto sudamericano. Insieme sono i due soli fuoriclasse mondiali.
Questa sera la sua sfida sarà a tutta la Spagna e non soltanto al BarceSpagna di Xavi o Iniesta, di Piquè o di Busquets. Il significato di una partita va oltre la qualificazione alla finale che rappresenta già un traguardo eccelso soprattutto perché raggiunto con l'eliminazione dei campioni di tutto, anche se il Portogallo, nel 2004 si fece battere in casa, nella finale, dalla Grecia. Allora Cristiano era la promessa, la speranza, le luci illuminavano ancora Luis Figo.
Stavolta è tutta roba sua.

La Spagna lo sa benissimo, El Mundo deportivo, quotidiano sportivo vicino al Barcellona, ha incominciato da giorni la campagna: «Cristiano soffre il tabù Messi». Messi se la gode al sole di Miami. L'Europa ha fame di una novità, di una sorpresa. Penso che accada. E se a trionfare sarà un calciatore che di nome fa Cristiano allora informate le moschee.

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