Roma - Dopo lo stop degli svizzeri alla costruzione di nuovi minareti, la Lega Nord rilancia proponendo di porre sul Tricolore la croce e indire un referendum anche in Italia. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, caldeggia la consultazione popolare: "In democrazia è sempre importante ascoltare il popolo". Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, frena: "In Svizzera ha prevalso la paura, è stato un formidabile regalo all’islamismo più eccessivo". Ma il coordinatore Pdl Sandro Bondi non condivide la posizione di Fini. Il Vaticano ha fatto sapere di essere "sulla stessa linea dei vescovi svizzeri" che ieri hanno espresso forte preoccupazione per quello che hanno definito "un duro colpo alla libertà religiosa e all’integrazione".
Il referendum in Italia Dal referendum svizzero a quello sulle moschee in Italia, il passo per la Lega è breve. A proporre come "urgentissima" la consultazione popolare è l’europarlamentare leghista Mario Borghezio: "E' urgentissimo lanciare un referendum in Italia: moschee sì, moschee no. Una consultazione propositiva per consentire ai cittadini di esprimersi con chiarezza". A raccogliere la proposta è il titolare del Viminale. "E' utile sempre in democrazia ascoltare ciò che vuole il popolo e non elite più o meno illuminate - ha spiegato Maroni - la Lega lo fa".
La croce nel Tricolore Il secondo fronte avanzato dal Carroccio è la proposta avanzata da Roberto Castellidi introdurre la Croce nel Tricolore: "Perché nessuno se la prende con i buddisti, i testimoni di geova, gli induisti? Perché sono religioni tolleranti, noi siamo di fronte all’attacco alla nostra identità da una religione intollerante come l’islam". Su questo punto, però, non tutti i vertici di via Bellerio sembrano essere d'accordo. A sollevare i primi dubbi è il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli: "Nella nostra bandiera, quella lombarda, la croce c'è già ed è quella rossa in campo bianco, la croce di san Giorgio, emblema della bandiera con cui Milano e gli altri comuni lombardi sconfissero il Barbarossa nella storica battaglia di Legnano del 1176". Anche Calderoli vuole, infatti, sottolineare il dato importante: "Sì ai campanili e no ai minareti, ovvero da un lato il rispetto per la libertà di religione e dall’altro la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all’Islam come, per esempio, la costituzione di un partito islamico in Italia, come già avvenuto in Spagna".
Fini alla Lega: "Visione sbagliata" Nel voto al referendum sui minareti in Svizzera "ha prevalso la paura", "un formidabile regalo all’islamismo più eccessivo". Secondo Fini, ora "il fanatismo islamico si sente più forte". Alla domanda su come avrebbe votato, la terza carica dello Stato ha detto: "Avrei votato convintamente per consentire il diritto di culto". "La Lega non è razzista e per certi versi nemmeno xenofoba" ma "ha una visione del fenomeno immigrazione che non risponde alla realtà". Secondo il presidente della Camera, il Carrocio "dà l’impressione che lo straniero sia qui di passaggio e quindi non ci dobbiamo più di tanto occupare del loro futuro. Èun atteggiamento che non condivido". Da qui l’invito della terza carica dello Stato alla Lega a "riflettere sul fatto che non si può discutere solo della carta dei doveri, ma anche di quella dei diritti".
La bocciatura di La Russa Secondo il ministro La Russa quella di Castelli è solo "una battuta propagandistica". "Proporre di cambiare la bandiera può essere fatto solo da chi non ama la bandiera. Credo che quella di Castelli - ha aggiunto il ministro della Difesa - sia solo una battuta, neanche una provocazione ma solo una battuta propagandistica. Non si può cambiare la bandiera, non può essere una diversa dall’altra, altrimenti diventa solo una 'bandierina'". Quanto alla decisione del referendum svizzero sui minareti per La Russa "quel paese non è mai stato particolarmente aperto. Ha fatto molto bene ad esprimere una opinione che conferma che non bisogna mai discriminare ma neanche arretrare verso un futuro non dico multietnico ma culturale", ha concluso il titolare della Difesa.
Il Pdl: "No a guerre di religione" "C’è da augurarsi che tutto il mondo politico, senza distinzioni di schieramento, dopo qualche prima reazione emotiva, voglia scegliere una linea di sobrietà e di razionalità a seguito del referendum svizzero sui minareti", ha commentato Daniele Capezzone, portavoce Pdl, osservando che "gli italiani desiderano una politica operosa e volta al buongoverno". "E di tutto si sente il bisogno tranne che di qualche improvvisata e paradossale guerra di religione, comunque e da chiunque condotta".
Bondi: il fondamentalismo non è colpa dell'Europa "La tesi sostenuta dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui l’estremismo islamico sarebbe più forte dopo il risultato del referendum elvetico, presuppone che l’Europa sia in qualche modo responsabile dell’estremismo islamico". dice il ministro della Cultura e coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. "Questo punto di vista, che personalmente non condivido - aggiunge il ministro - conduce a considerare un referendum, cioè la massima espressione della volontà popolare e della democrazia, come un indiretto e colpevole rafforzamento dell’estremismo di matrice islamica".
Il "no" di Casini "Non si può usare la croce un giorno proponendo che vada sulla bandiera e il giorno dopo spaccandola in testa agli immigrati. Ci vuole equilibrio", ha commentato il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, spiegando che "non c’è bisogno di inserimento di croci. La croce la difendiamo come simbolo dell’identità cristiana dell’Europa in tanti edifici pubblici e in tante scuole. La bandiera - ribadisce Casini - è bella così com’è oggi, cosi come l’inno nazionale. Non mettiamo in discussione i simboli della nostra patria". Quanto, poi, al referendum svizzero, Casini invita a "non comprimere le libertà religiosa. Il problema - conclude - non è scendere sul piano del fanatismo islamico e proibire le moschee, è importante che queste siano luoghi di culto e non di reclutamento di terroristi".
Le preoccupazioni del Vaticano Il presidente del Pontificio consiglio dei migranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, aveva già espresso con chiarezza il suo pensiero sul referendum tre giorni fa, in occasione della presentazione del messaggio del Papa per la Giornata mondiale per i migranti. "Non vedo come si possa impedire la libertà religiosa di una minoranza, o a un gruppo di persone di avere la propria chiesa", aveva detto il presidente del Pontificio consiglio. "Certo - aveva aggiunto - notiamo un sentimento di avversione o paura un pò dappertutto, ma un cristiano deve saper passare oltre tutto questo, anche se non c’è reciprocità". Monsignor Vegliò, vissuto a lungo in Paesi islamici, aveva poi sottolineato come "noi cristiani non possiamo accettare una logica di esclusione. Essere amici per noi non è un optional, se uno vuol essere un cattolico, deve essere aperto agli altri, non naif, certo, qualche volta bisogna anche saper tirare fuori le unghie, ma senza far troppo del male". A cose fatte, il presidente del Pontificio consiglio afferma di condividere in pieno il commento espresso ieri dalla Conferenza episcopale svizzera.
L'Ue smorza i toni L’Unione europea non ha alcun problema con i minareti, e un referendum non è lo strumento adatto per affrontare questo discorso, che è più che altro una questione urbanistica. Ad affermarlo sono il ministro svedese per l’integrazione Nymako Sabuni e il ministro svedese per l’immigrazione Tobias Billstrom, che presiederanno il Consiglio Ue Giustizia e affari interni a Bruxelles. "L’Europa non ha problemi con i minareti, e mi dispiace che si decidano queste cose tramite un referendum", ha affermato la Sabuni. "Sono sorpreso che questo tema venga affrontato con un referendum, perchè non si tratta di una questione politica ma di pianificazione urbana. In Svezia l’altezza degli edifici è stabilita dagli amministratori locali nella progettazione urbanistica", ha concluso Billstrom.
Onu preoccupata Le Nazioni Unite sono «preoccupate per il bando» dei minareti in Svizzera, ha affermato oggi a Ginevra un portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani. "Siamo preoccupati per il bando e stiamo esaminando le implicazioni", ha detto il portavoce Rupet Colville. L’iniziativa della destra nazional-conservatrice elvetica "Contro la costruzione di minareti, approvata ieri in referendum dal 57,5 % dei votanti, era già stata criticata dal comitato dell’Onu per i diritti umani in occasione dell’esame della situazione in Svizzera a fine ottobre. "Il comitato è preoccupato per l’iniziativa che mira a vietare la costruzione di minareti e per la campagna discriminatoria di manifesti che l’accompagna", avevano affermato gli esperti dell’Onu.
Chiesti referendum in Olanda e Danimarca Il referendum tenuto in Svizzera ha scatenato una valanga di critiche ma non solo: in Danimarca e in Olanda due partiti nazionalisti di estrema destra hanno annunciato che intendono seguire l’esempio della Confederazione. La leader del Partito del popolo danese (Df), una formazione nota per le sue posizioni intransigenti in materia di immigrazione, ha commentato favorevolmente l’esito del voto in Svizzera. "È un bene che la popolazione possa esprimersi su certi temi", ha detto Pia Kjaersgaard. E ha aggiunto che il suo partito chiederà che anche in Danimarca i cittadini abbiano modo di pronunciarsi su questo tema. Nel paese scandinavo attualmente non vi sono nè moschee nè minareti ma se ne vorrebbe costruire una a Copenaghen e, forse, anche in altre città. "Noi siamo fermamente contrari ed il referendum potrebbe essere un valido strumento per opporci a questo sciagurato disegno", ha detto all’emittente Radio Free Europe il parlamentare Df Martin Hensiksen. Anche il leader del Partito della libertà olandese (Pvv) propone che nel suo paese venga indetto un referendum contro i minareti. "Ciò che è possibile in Svizzera deve esserlo anche da noi», ha detto il parlamentare ultranazionalista noto per il suo film Fitna e per aver definito il Corano «un testo fascista». Wilders, impegnato in una vera e propria crociata contro l’asserita «islamizzazione» dell’Europa, ha detto al quotidiano Volkskrant che intende chiedere al governo un referendum sulla materia. Se la sua richiesta non sarà accolta, la porterà in parlamento. Allo stato attuale delle cose, non sembra che le iniziative di Wilders e della sua collega danese possano avere un seguito. In Olanda la costituzione non prevede la consultazione referendaria. Grazie all’approvazione di un’apposita legge, l’unica ad essere stata organizzata finora a livello nazionale è quella del 2005 per l’approvazione, poi negata dai cittadini, del Trattato Ue di Lisbona.
Il Df danese dispone di 25 seggi su 179 al parlamento di Copenaghen ma per poter indire un referendum occorre il voto favorevole di almeno 60 deputati. Il Partito liberale, la principale formazione nella coalizione di centro destra al governo, è tuttavia contrario alla messa alla messa al bando dei minareti, così come lo sono i socialdemocratici all’opposizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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