Non può prendersela se lo hanno pedinato

L’ha scritto di recente il sempre preciso e informato Enrico Benzing. Quando i motori erano solo sangue ed arena, quando si partiva e non sempre si tornava, Enzo Ferrari scoprì che qualcuno aveva sottratto disegni importanti di un progetto futuro. Li fece pubblicare sulla «Gazzetta dello Sport» quei progetti, così, giusto per renderli carta straccia.
Altri tempi, altro stile. Oggi, invece, un tecnico famoso e importante, legato per sempre agli strasuccessi dell’Era Schumacheriana, Nigel Stepney, rimane in mutande davanti ai carabinieri che gli cercano addosso polverine varie capaci di fare andare in fumo le F2007 dei ferraristi. Oggi s’indaga, si pedina, si accusa, si attacca, si nega e si smentisce, in un crescendo a metà a strada tra la spy story e il fumettone a puntate.
Oggi quello stesso tecnico che la Ferrari si è affrettata a licenziare ma i cui legali insistono nel sottolineare che nessuna lettera sarebbe arrivata, è addirittura pronto a denunciare il suo ex team per averlo fatto pedinare, «hanno violato la mia privacy» è il sunto dello Stepney-pensiero. Perché «in Italia, andare contro la Ferrari è come accusare il Vaticano... - aveva detto - perché temevo per la mia famiglia... perché mi sentivo seguito» questo il sunto del suo pensiero. Pensiero che raggiunge il picco quando rivela il pedinamento subito tra Pavullo e Serramazzoni, nomi da spy story allo gnocco fritto, nomi che Guccini potrebbe scriverci una canzone. Così, mentre si attende il processo alla McLaren allestito dalla Fia a Parigi, il prossimo 26 luglio, mentre il team inglese fa quadrato ribadendo che l’unico a sapere era solo e sempre Coughlan (il tecnico che, secondo l’accusa mossa presso l’Alta corte di Londra avrebbe ricevuto il dossier Ferrari proprio da Stepney) e che nulla era trapelato ad altri uomini del team, mentre accade tutto questo ecco che in Italia chi è stato beffato, derubato e anche un po’ pirlato (e sui sistemi di sicurezza la Rossa dovrebbe rifarsi l’assetto) rischia pure di finire in tribunale.
Ancora adesso non si sa (ma i legali di Stepney e, in fondo anche la logica, inducono a pensare che a pedinare fossero uomini incaricati da Maranello).

Ma c’è da stupirsi? Qualcuno si stupisce? È vero, un dipendente può essere controllato sul posto di lavoro, non altrove, ma se il dipendente si porta altrove cose e segreti del posto di lavoro? Domanda per il panettiere a cui il garzone ruba la ricetta della super pagnotta: se lo intuisse, seguirebbe il ragazzo per capire dove la porta? Domanda per il direttore marketing a cui il sottoposto sfila i segreti della nuova campagna di vendita: messo in campana, lo farebbe seguire il dottor tal dei tali?
Per cui, in attesa che a Maranello qualcun decida di imitare il Drake e pubblicare a puntate sulla «Gazzetta» l’intero dossier della spy story, non sgraniamo gli occhi se il presunto spione accusa altri di averlo pedinato. Hanno fatto bene.

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