«Non è vicentino doc». Ivoriano cacciato dal coro

Udine Un coro popolare, un gruppo di coristi tacciati di razzismo, un maestro che si dimette, qualche purga interna, e nel mezzo un ivoriano di 37 anni, Victor Nelson, con il suo amore per il canto, allontanato. Che cosa ci sia veramente dietro il «caso» del coro di montagna «Amici dell’Obante» di Valdagno (Vicenza), finito suo malgrado al centro di un giallo fra il simil-razzistico e lo strumental-ideologico, è difficile da spiegare, anche perché le versioni dei fatti sono contrastanti. Di certo c’è che Victor non è riuscito a entrare ufficialmente nella formazione musicale, che più di qualche «testa» è caduta (o fatta cadere) e il coro si suddivide fra progressiti (sì a ingressi di non locali) e puristi (niente ingressi esterni, visto che l'Obante «valorizza - come si legge dal sito - il patrimonio di tradizioni e gusti della cultura popolare veneta, con particolare attenzione al repertorio dialettale vicentino»).
La storia inizia nel 2007. Un certo Alberto Rasia, ex corista (secondo la sua versione «dimessosi»; secondo il presidente del gruppo, Attilio Faccin, «allontanato per comportamenti non corretti»), presenta Victor, residente a Brogliano. Bella voce, da tenore, tanta voglia di impegnarsi, indipendentemente da intoppi di dizione, come qualcuno avrebbe riferito. A far nascere la polemica, rivelando il caso alle agenzie di stampa, è stato proprio Rasia che ha parlato di «storia di razzismo puro». Inizialmente lo stesso maestro Paolo Penzo, che ha lasciato la direzione dell’ensemble popolare dopo oltre 30 anni, dà la sua versione: «Non lo volevano perché è nero; gliel’hanno detto in faccia. Non ci sono altri motivi». Eppure, a sentire le dichiarazioni rilasciate dalla vittima prima al Giornale di Vicenza e poi a Il Gazzettino, sembrerebbe che il colore della pelle non sia proprio la causa della bagarre: «Ho dovuto subire varie umiliazioni - ha ammesso Victor -, spesso quando arrivavo alcuni coristi si giravano per non salutarmi e sono venuto a sapere che al maestro era stato detto che se mi avesse dato la divisa per cantare ai concerti, alcuni “vecchi” coristi sarebbero usciti dal gruppo». L’eliminato Victor non ha mai fatto riferimento, come origine del malessere di certuni, al suo colore della pelle, semmai a una questione sollevata da frange tradizionaliste che lottano per la purezza. Insomma, «non ero di tradizione vicentina», racconta l’ivoriano.
A ingarbugliare il tutto è intervenuta una missiva inviata al presidente del gruppo, Faccin, da alcuni coristi offesi dall’essersi visti equiparati quasi ai neo-nazi. È stato il presidente a ridimensionare la vicenda: «Macché razzismo...». In sintesi, a suo dire, si tratterebbe di una querelle strumentale in cui Victor sarebbe la vittima.

Sarà così oppure il pregiudizio antistraniero ha messo lo zampino persino nei reportori musicali? Alla fine del “giallo”, però, Victor resta fuori dal coro, per ora; e forse i conservatori staranno esultando. A meno che non ritengano un elemento estraneo anche il nuovo maestro: la russa Svetlana Skorobogataia. Per rimettere a posto le cose, qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Victor e donargli la divisa del gruppo.

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