La nostra Costituzione non può essere un feticcio intoccabile

La nostra Costituzione non può essere un feticcio intoccabile
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«Tutti credono di sapere cos'è una costituzione. Si tratta di un concetto con cui ogni individuo che vive in una democrazia liberale di tipo occidentale si trova ad avere a che fare quando accede al discorso pubblico, e al quale i temi relativi alla politica e al diritto prima o poi fanno necessariamente riferimento». È questo l'inizio del libro Libertà o potere. Ascesa e declino delle Costituzioni di Eugenio Capozzi, storico e gran liberale napoletano. Il libro del professor Capozzi non deve spaventare per il titolo, o respingere i lettori che trovano la parola Costituzioni nel sottotitolo promessa di sicura noia accademica. Si tratta, infatti, di un brillante pamphlet storico (con una importantissima parte di attualità) che spiega come quella parola, Costituzione, che altro non è se non la legge fondamentale dello Stato, quella con cui tutte le altre leggi devono confrontarsi e misurarsi, abbia mutato molte volte nel corso della storia il proprio significato con enormi conseguenze sulla libertà individuale. Nel nostro Paese la Costituzione è da molti anni una sorta di idolo, di vitello d'oro che non può neppure essere sfiorato dalle dita volgari e, solitamente, autoritarie di chi vuole riformarla. Basta dire di volere riformare la costituzione, rigorosamente definita la più bella del mondo, per essere tacciati di anti-costituzionalismo, autoritarismo e, ovviamente, figuriamoci, di fascismo! Fatto sta che, indipendentemente dal fatto che sia la più bella del mondo, e lasciateci dubitarne vista anche la caotica fase storica in cui è stata redatta, non esiste legge (e la Costituzione è tale) che non possa essere emendata, migliorata, adeguata ai tempi. Qui, invece, nel nostro Paese si preferisce innalzarla a una sorta di santissimo sacramento laico che non può essere neppure sfiorato. È un costume del resto che fa il paio con il modo che hanno una buona parte della sinistra e del cosiddetto ceto intellettuale, privo di migliori argomenti, di guardare alla storia passata del nostro Paese: un modo museale o, per meglio dire, parruccone, stile sepolcri imbiancati. Fatto sta che questa intoccabilità della Costituzione è tale solo fino al momento in cui non conviene, di fatto, archiviarla direttamente e a proprio comodo come è stato fatto in maniera drammatica, in tempi recentissimi, durante il periodo del Covid con limitazioni della libertà individuale da fare impallidire i Paesi più autoritari.

Il libro di Capozzi è dunque quantomai tempestivo e utilissimo perché mostra con chiarezza, e con dotta brevità, le radici del costituzionalismo come tradizione culturale, politica, giuridica in cui si è stabilita l'idea della priorità del diritto sul potere, e dei limiti invalicabili che

la dignità umana gli pone. Questo è lo scopo che deve sempre guidare le costituzioni. Modificarle, riformarle e aggiornarle per mantenerle vive e in grado di assolvere a questo scopo non è un peccato bensì una necessità.

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