È estremamente determinata. Ha lanciato una sfida importante contro chi muove miliardi di euro sottobanco. E darà fastidio a molti trafficanti di rifiuti speciali. Ma è anche ministro dell’Ambiente. E Dio solo sa quanti danni provocano alle falde acquifere e al territorio i rifiuti tossici disseminati nella notte da delinquenti senza scrupoli. Così Stefania Prestigiacomo ha messo in piedi il Sistri, un sistema di controllo di tutti i rifiuti speciali che si muovono sul nostro territorio. «Il tema della gestione dei rifiuti riguarda la tutela dell’ambiente e la difesa della legalità - dice -. Questo vale soprattutto per i rifiuti pericolosi, spesso oggetto di lucrosi traffici da parte delle organizzazioni criminali, che causano gravi danni al territorio e possono mettere in pericolo la salute pubblica».
Ministro, non ha paura?
«Non ho paura. Ieri ho inaugurato la raccolta differenziata a Palermo, una città dove qualche tempo fa bruciavano la spazzatura per strada. Lavoriamo sodo e sfidiamo l’ecomafia».
Ma questo programma di tracciabilità dei rifiuti darà molto fastidio.
«Ci sono molte resistenze alla novità. Però bisognava partire. Lo scorso governo ci aveva tentato e ha lasciato solo carte inutili. Mi sento orgogliosa del nostro lavoro. Questa tecnologia ce la invidiano anche all’estero. Anche Bruxelles vuole saperne di più e sarò lieta di illustrare la nostra iniziativa ai partner europei».
Me la spiega in due parole?
«Le aziende immetteranno i dati dei rifiuti su una chiavetta Usb fornita dal Sistri. Quando i camion caricheranno i rifiuti saranno seguiti elettronicamente. Su ogni mezzo sarà montata una scatola nera che permetterà di seguire il percorso minuto per minuto. Una volta in discarica, le operazioni di carico e scarico saranno monitorate da telecamere».
E chi controllerà i viaggi della spazzatura?
«Il sistema è affidato al Noe, il nucleo ecologico dei carabinieri».
Quanto è costato il tutto?
«Il sistema si autofinanzia, c’è un costo pagato dalle imprese che non è paragonabile alle spese sostenute fino a oggi».
Dunque chi ci rimette è la criminalità organizzata?
«C’è una forte presenza della malavita nello smaltimento dei rifiuti speciali, che rappresentano l’85% di tutti i rifiuti prodotti in Italia. Per anni non si è riusciti a contrastare l’ecomafia».
Perché?
«Il sistema cartaceo finora utilizzato è facilmente aggirabile. E come governo centrale riusciamo a leggere i dati sul territorio dopo due anni. Un tempo infinito».
Il nuovo sistema piace alle imprese?
«È stato accolto con grande favore. Certo, c’è qualcuno cui non piace che si metta in chiaro quello che accade nella movimentazione dei rifiuti. E c’è chi reagisce negativamente all’idea di essere costantemente monitorato. Però lo considero uno stimolo in più per andare avanti. La tracciabilità dei rifiuti è essenziale».
Cosa succederà in Campania con queste nuove restrizioni?
«Lì andremo oltre. Ed estenderemo i controlli anche per i rifiuti urbani. Sarà una sperimentazione che coinvolgerà anche le aziende municipalizzate. Se funzionerà la estenderemo in Sicilia e in Calabria».
Il sistema potrà eliminare alla radice tutti i traffici illeciti?
«No, perché le discariche abusive continueranno a esistere. Però i controlli daranno un po’ di respiro alle forze dell’ordine che potranno concentrarsi su quello che sfugge al sistema e su chi occulta i rifiuti tossici».
Qual è il loro giro di affari?
«Il traffico dei rifiuti è molto remunerativo. Si parla di 20 miliardi di euro. E il Sistri sarà un duro colpo per le organizzazioni criminali. Ma noi non arretreremo».
E se vi spaccano le telecamere nelle discariche?
«Le ripristineremo. Indietro non si torna».
Alle aziende che non collaborano cosa succederà?
«Ora le abbiamo informate. Più avanti saranno previste sanzioni amministrative e penali per chi non si adegua.
Chi avrà accesso ai dati sui rifiuti?
«Esiste un centro a Roma che custodisce questi dati. Ed è protetto da segreto di Stato».
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