Oggi calerà il sipario sul processo (in primo grado) per l'omicidio di Giulia Tramontano. In mattinata o al massimo nel primo pomeriggio arriverà la sentenza per Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio della compagna, uccisa con 37 coltellate a Senago il 27 maggio 2023, quando era incinta al settimo mese. Nella scorsa udienza il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo, che avevano coordinato le indagini dei carabinieri, hanno chiesto per l'imputato l'ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi. Difficilmente il verdetto della Corte d'assise, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, sarà diverso dal carcere a vita, visto che l'ex barman è stato dichiarato capace di intendere e volere dalla perizia disposta durante il dibattimento.
Questa mattina non ci saranno repliche della Procura e di conseguenza neppure controrepliche della difesa. I giudici dunque si riuniranno subito dopo la convocazione in camera di consiglio, che verosimilmente non sarà troppo lunga. La famiglia di Giulia sarà certamente presente, con il papà Franco, la mamma Loredana, i fratelli Chiara e Mario e gli altri parenti. Non è mai mancato alle udienza, e quasi certamente non mancherà oggi, l'imputato. E ci saranno decine di telecamere, ammesse in aula per la lettura del dispositivo, ma che non potranno riprendere Impagnatiello dentro la gabbia, su sua richiesta. Le stesse telecamere che per mesi hanno seguito una vicenda diventata un simbolo.
«Chiediamo con forza - scrive il papà di Giulia su Instagram - che venga applicata la pena massima prevista dalla legge: l'ergastolo. Non solo per rendere giustizia a lei, alla famiglia e al bambino che portava in grembo, ma anche per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile. Questa richiesta non è mossa da vendetta, ma da un profondo senso di giustizia». La violenza di gene, continua Franco Tramontano, «è una piaga che devasta la nostra comunità» e «confidiamo che le istituzioni sappiano agire con fermezza, dimostrando che la legge è dalla parte delle vittime. Chiediamo che il rispetto per Giulia, per la sua vita spezzata e per il dolore che ha lasciato, non sia calpestato da parole che tentano di piegare la verità: la dignità di una vittima non può mai essere sacrificata per costruire una difesa». Scrive poi la mamma della vittima: «Cara Giulia ho bisogno di te, ti cerco ovunque, sei tu la mia ancora di salvezza in questo mare di dolore, sei tu il mio arcobaleno in questa tempesta di dolore, sei tu la spalla su cui vorrei piangere». Ancora: «Questa permanenza è troppo dolorosa, la tua assenza mi devasta».
E Chiara Tramontano: il 25 novembre «grideremo giustizia per Giulia e Thiago, ma lo faremo per tutte le donne che non hanno più voce. Giulia sarà con noi in quell'aula, insieme a voi, a tutte le anime gentili strappate a questo mondo».
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