Ascoli Piceno - Salvatore Parolisi si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia oggi al carcere di Marino del Tronto. Uno dei due legali del caporalmaggiore, Valter Biscotti, è convinto che "ci siano ancora ampi spazi di manovra, anche perchè gli elementi emersi nell’ordinanza sono stati letti e interpretati a senso unico". "E - prosegue Biscotti - in particolare ci riferiamo alla perizia medico-legale che dobbiamo ricordare è solo una perizia di parte. In questo senso noi abbiamo già messo al lavoro il nostro consulente".
La custodia cautelare in carcere Il gip Carlo Calvaresi ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Parolisi, come chiesto dalla procura di Ascoli Piceno, perché "le osservazioni e le conclusioni del pm, correttamente e logicamente motivate, sono condivise e fatte proprie da questo gip". Sull’esigenza della custodia in carcere per il marito di Melania Rea "la valutazione di questo Gip - si legge nelle conclusioni dell’ordinanza - non può discostarsi da quella del pm richiedente, fondata su argomentazioni corrette sotto il profilo logico e giuridico e su elementi di fatto non revocabili in dubbio", e quindi il gip concorda con il pm che teme, per Parolisi, il pericolo di inquinamento probatorio e quello di reiterazione del reato.
I messaggi con l'amante A inchiodare Parolisi sembrano essere i messaggi che l'uomo ha scambiato su Facebook con la sua amante, Ludovica. "Devi fare le tue valigie e andartene ", scrive il 12 marzo la soldatessa, di Sabaudia, proprio il luogo Parolisi voleva trasferirsi, "e cominciare ad avviare la cosa in maniera legale..senza se..senza ma..senza altro tempo. Sono passati 2 anni direi che sono anche troppi, devo rielencarti le persone che conosco che si sono lasciate e separate in pochi mesi..? Non mi sembra il caso. Io spero che tu stia già parlando e stia già chiudendo tutto. Poi se vuoi stare con me bene, altrimenti io non voglio proprio sentire la parola.. 'ancora un pochino di pazienza...' . Non esiste..non devi ammazzare nessuno..devi lasciare una persona che non ami e con cui non stai piu bene da una vita".
L'atto di accusa di Parolisi L'omicidio di Melania a opera del marito è "fotografato" minuto per minuto nelle conclusioni di Calvaresi, contenute nell’ordinanza con cui ha accolto la richiesta della procura di Ascoli sulla custodia cautelare in carcere per l’unico indagato per la morte della moglie. Secondo il gip "le complesse e laboriose indagini sino ad ora espletate dimostrano con ragionevole certezza che il Parolisi e la Rea non erano sul pianoro di Colle San Marco dalle 14-14.30 alle 15.30 circa del 18 aprile 2011" e ora "si tratta di dimostrare, con altrettanta ragionevole certezza, che in tale fascia oraria fossero entrambi sul luogo del crimine. Oltre alle risultanze delle analisi sulle celle telefoniche agganciate - si legge nell’ordinanza - diversi elementi acquisiti tramite gli approfonditi accertamenti peritali portano a ritenere che l’indagato fosse presso il Chiosco della Pineta di Ripe di Civitella il 18 aprile 2011, durante le fasi del tragico fatto per cui si procede".
Tutte le modalità dell'omicidio Il gip fa una serie di precisazioni su come tutte le modalità e gli avvenimenti di quel giorno puntino verso una responsabilità precisa di Parolisi. Si inizia con le prime coltellate, inferte sulla schiena della vittima, che "risultano avere una direzione dall’alto verso il basso, così come le ferite al collo della vittima risultano direzionalmente orientate nel senso di indicare un aggressore destrimane.
Melania si è abbassata i vestiti Il gip esclude poi, sulla base della telefonata tra Melania e la madre, che la donna si sia denudata per effettuare una minzione, "anche se tale fatto implicherebbe comunque una situazione di confidenza e di intimità". Anche l’assenza di segni significativi di difesa attiva precedenti e contestuali all’accoltellamento evidenzia, secondo il gip, la circostanza che per la vittima l’assalto omicida "è stato un fatto del tutto inatteso, e proveniente dunque da persona verso la quale non si aveva un pur minimo timore di aggressione violenta o armata". Nell’ordinanza si ribadisce anche che le indagini non hanno portato all’individuazione di rapporti o relazioni extraconiugali della vittima.
Non ci sono segni di lotta Secondo Calvaresi, l’assenza di segni significativi di "lotta, trascinamento, apprensione e immobilizzazione della vittima in vita, nonché l’assenza di segni di pianto" dimostrano che Melania ha raggiunto il luogo dell’omicidio "volontariamente, senza accennare alle reazioni e ai gesti di disperazione che conseguono naturalmente ad un sequestro, e comunque alla conduzione in un determinato luogo contro la propria volontà". Anche questo elemento tira in ballo Parolisi: Chi se non lui "poteva avere l’occasione ed il modo di condurre la donna, senza costrizioni di sorta, presso il Chiosco della Pineta a Ripe di Civitella?", anche visto il carattere "diffidente e timoroso" di Melania. Inoltre, spiega il Gip, Salvatore Parolisi ha "una buona conoscenza del luogo per motivi connessi alla sua attività di istruttore dell’Esercito ed inoltre può ben essere a conoscenza dei percorsi e degli orari opportuni per evitare di essere visto da eventuali sentinelle poste a presidio del vicino poligono di tiro".
Le tracce biologiche di Parolisi Quanto alla presenza di tracce biologiche di Parolisi nei tamponi della regione labiale e dell’arcata dentaria di Melania, emersa dall’autopsia, "indice di un bacio o di cellule cutanee da contatto ragionevolmente avvenuto poco prima del decesso, o comunque dopo il pranzo, evidenzia che Parolisi - ragiona il gip - si è baciato con la moglie, oppure ha avuto un contatto cutaneo con la bocca della moglie, nell’intervallo intercorrente tra il pranzo (ore 13.30 circa del 18/04/2011) e la morte della donna (entro le 15.30 circa del 18/04/2011). Per il gip, un bacio o un contatto tra la bocca della vittima e la cute del marito "va temporalmente collocato nell’imminenza della morte". Fondamentale l’elemento dell’anello di fidanzamento, regalato dal marito a Melania, che è stato rinvenuto in terra, a breve distanza dal cadavere: "Detta circostanza plausibilmente dimostra - scrive il gip - che la vittima può avere avuto un gesto di stizza, conseguenza di un’accesa discussione, verso l’altra persona presente nell’occorso. Ma proprio il valore simbolico dell’oggetto in terra indica che la persona con cui Melania Rea stava discutendo era il coniuge, e che la causa della discussione va ricondotta a vicende che comunque incidevano sul rapporto di coppia e sul matrimonio".
La relazione extra coniugale A questo punto, entra in scena la relazione extraconiugale tra Salvatore Parolisi e Ludovica. La relazione tra i due sarebbe alla base del delitto. Secondo il gip, "tutti gli elementi considerati unitariamente portano a diverse plausibili ricostruzioni senza avere con ciò la pretesa di fornire verità assolute, e nella consapevolezza del fatto che le indagini potranno avere ulteriori sviluppi".
La ricostruzione della lite Due le possibili ricostruzioni della discussione tra i coniugi avanzate dal gip. La prima vede la lite, "culminata inizialmente in un gesto di stizza della donna che getta in terra l’anello di fidanzamento, in un successivo momento decanta e si spegne con un atto di 'riappacificazione' (o almeno così ritenuto dalla sventurata vittima) consistito in un bacio e nell’offerta di un rapporto intimo al marito. A questo punto - si legge nell’ordinanza - la proditoria aggressione omicida con arma da taglio può essere stata determinata da una insana reazione incontrollata dell’uomo, che non ha saputo gestire psicologicamente le due 'pressioni' contrapposte: quella di Ludovica da un lato e quella di Melania, dall’altro". La seconda ipotesi, "altrettanto plausibile in base agli elementi accertati", è quella in base alla quale "il gesto di stizza può aver seguito il gesto del contatto labiale ed il denudamento spontaneo, ciò implicando che la donna, nel tentativo di tenere ancora legato a sé il Parolisi, potrebbe essersi a offerta lui, denudandosi e baciandolo ed in tal modo superando il suo elevato senso di pudore; vista poi l’inutilità di tali profferte per la resistenza o il disinteresse del marito, avrebbe potuto gettare in terra l’anello di fidanzamento. Nel corso di tale fase litigiosa - ipotizza il gip - potrebbe essersi verificata la proditoria aggressione omicida, mentre la donna volgeva le spalle, stizzita, al marito".
Melania non ha urlato Secondo il gip, l’ipotesi che Parolisi possa avere posto una mano sulla bocca di Melania, per evitare le urla durante la fase dell’aggressione ed in particolare durante il tentativo di sgozzamento, "risulta compatibile, ancora una volta, con la figura del Parolisi, poiché l’assalto alla sentinella con arma bianca è una tecnica che gli istruttori del 235° Rav Piceno insegnano alle allieve".
Il fatto, poi, che l’assalto non sia riuscito e che quindi l’assalitore non avrebbe "dimostrato una particolare perizia in tale attacco" non contrasta con l’ipotesi accusatoria: "È infatti evidente - spiega il gip - che un conto è la freddezza che può essere mantenuta in un attacco ad un militare nemico, ed un conto è la freddezza che può essere mantenuta in un attacco ad una persona con la quale, comunque, sussiste un forte coinvolgimento emotivo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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