Ma allora vale tutto. Paul McCartney ha annunciato che presto uscirà un brano inedito firmato Beatles. Parlando a Today di Bbc Radio 4 ha spiegato che «l'ultimo disco dei Beatles» (intende canzone - ndr) è già finito e «uscirà quest'anno». Non ha dato altri dettagli sul titolo o sui compositori, ma pare proprio che si tratti di Now and then, un pezzo solista di John Lennon del 1978, composto e registrato in embrione (piano e voce) proprio nel suo appartamento nel Dakota Building di Manhattan dove abitava e dove due anni più tardi sarebbe stato ucciso. Un brano mai pubblicato e non è superfluo chiedersi come mai.
In ogni caso, alla vigilia del suo 81esimo compleanno, McCartney non si è ancora stancato di fare il beatle e continua con l'ennesima gigantesca operazione per mantenere i riflettori accesi sulla band più decisiva di sempre.
Però anche basta.
A oltre mezzo secolo dallo scioglimento i Beatles sono il gruppo più vivo di tutti i gruppi morti. Praticamente ogni nuova canzone pop di ogni nuovo artista è un tributo (volontario, involontario, inconsapevole) ai Fab Four. Persino il rap, che è diametralmente anni luce dai Beatles, li omaggia e li riverisce con campionamenti o comunque inevitabili riferimenti. Paul McCartney è costantemente in tour, appare ovunque, collabora con chiunque (da Stevie Wonder a Rihanna) e a ogni intervista giustamente ricorda o cita o racconta i Beatles. L'altro dei quattro ancora vivo, ossia Ringo Starr, è più defilato ma contribuisce comunque a tenere alta la memoria.
Quindi perché? Perché ricreare a tavolino un brano che non è neppure dei Beatles ma di Lennon da solista? Nel corso dell'intervista, «Macca» ha spiegato che la tecnologia di machine learning è stata utilizzata per «estrarre» la voce di John Lennon da quel vecchio demo, in modo da poter completare la canzone. Per capirci, è stata sfruttata una forma di Ai, di quella Artificial intelligence della quale si sta parlando ossessivamente, quasi compulsivamente, per lo più in modo negativo o comunque preoccupato.
Senza dubbio la prima impressione è che la storia di un prodigio artistico come i Beatles abbia bisogno di tutto tranne che di alambicchi digitali. Lennon, McCartney, Harrison e Starr sono stati la favola più bella del pop e, come ogni favola, non hanno bisogno di ulteriori aggiunte o di appendici posticce. Sono perfetti già così. E se era in qualche modo comprensibile l'operazione di Free as a bird (da Anthology 1 del 1995), oggi Now and then non altro senso se non quello strettamente commerciale. Ma c'è di più.
Nel gennaio del 1994 Yoko Ono mandò a McCartney due cassette con quattro canzoni di John Lennon registrate in modo «artigianale». Erano Free as a bird, poi risuonata e pubblicata dai tre Beatles superstiti, Real love (idem), Grow old with me e Now and then.
Nel marzo del 1995, McCartney, Starr e Harrison lavorano «per un pomeriggio» a Now and then ma poi lasciano perdere perché la versione della canzone di Lennon ha il coro ma troppi pochi versi nel testo. Oltretutto, c'è un forte rumore di fondo nelle parti vocali di Lennon. Per riassumere, George Harrison definì il tutto con le parole «fucking rubbish», ossia fottuta spazzatura, e forse non ci sarebbe da aggiungere altro. Nel 1997 McCartney disse a Q Magazine che «a Harrison non piaceva e, visto che i Beatles sono una democrazia, non l'abbiamo registrata». In più: «Non voleva lavorarci perché non era solo una questione di aggiungerci qualche parte vocale, un po' di basso o batteria per finirla. Bisognava davvero costruire la canzone».
Ma il tempo cambia tutto. Ora c'è l'Intelligenza artificiale, che rischia di legittimare qualsiasi operazione di chirurgia musicale. Già nel 2007 McCartney immaginava di poter completare la canzone con nuove parti di batteria di Ringo Starr e di vecchie registrazioni alla chitarra di George Harrison. E dopo oltre quindici anni è arrivato al passo finale: questa sarà l'ultima canzone dei Beatles.
Una canzone abbozzata da John Lennon 8 anni dopo aver lasciato i Beatles e reinventata dall'Intelligenza artificiale. Se questo deve essere il testamento della più favolosa band di sempre, allora è meglio riascoltarsi Love me do.
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