Orsi verso i pieni poteri Pansa punta alla direzione

Comincia a definirsi il nuovo assetto di Finmeccanica, anche se non ci sono ancora decisioni definitive. I bene informati parlano di una settimana per chiudere i giochi. Oltre non si può andare, non solo perché il 4 maggio c’è l’assemblea degli azionisti (e il 28 il cda uscente approverà i conti del primo trimestre 2011, che sono solo discreti), ma anche perché Finmeccanica non può permettersi alcun «limbo» o periodo di incertezza o vuoti di potere.
I concorrenti e il difficile mercato internazionale non lo permettono: in questo momento prosegue l’ordinaria amministrazione, ma le decisioni importanti, si tratti di contratti o di operazioni strategiche, sono congelate. In ogni caso quando Finmeccanica si presenterà al salone internazionale aerospaziale di Le Bourget, in Francia, il 20 giugno, dovrà avere una chiara leadership e dovrà anche essere in grado di prendere immediate decisioni.
In queste settimane i partner-concorrenti di Finmeccanica attendono di capire chi saranno gli interlocutori e cercano di conoscere meglio Giuseppe Orsi, il nuovo ad del gruppo. Anche se non è stato ancora deciso quali responsabilità rimarranno al presidente, Pier Francesco Guarguaglini, il governo ha ben presente la necessità che ci sia una chiara ripartizione di competenze, principalmente assegnate ad Orsi. Il fatto che i due manager siano entrambi «interni» e si conoscano da anni dovrebbe facilitare il passaggio alla nuova governance. Anche perché Orsi, come accadde a Guarguaglini 9 anni fa, avrà bisogno di tempo per padroneggiare il gruppo. Poi potrà procedere a un riassetto che riguarderà le attività, anche quelle che rientrano nel core business aerospaziale-difesa, ma anche i nomi e le responsabilità. Quanto alla nuova governance, è confermata una più marcata verticalizzazione nella capogruppo, dove resterà la posizione di direttore generale, alla quale sarà probabilmente promosso l’attuale vicedirettore Alessandro Pansa.
Finmeccanica intanto ha subìto una sconfitta in Turchia.

Ankara ha scelto l’elicottero T-70 di Sikorsky, invece dell’AW-149 di AgustaWestland. Il programma, solo per le 110 macchine iniziali, vale circa 3,5 miliardi di dollari. La quota di lavoro «perduto» da AgustaWestland è pari a circa 1 miliardo di euro.

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