La pace di Gandhi non era quella dei sensi Biografia a luci rosse

L’asceta indiano emblema della non violenza predicava la castità, ma non sarebbe mai riuscito a praticarla davvero. Lo rivela una nuova biografia. Lo stesso Mahatma ammise le sue cadute: ma di sicuro c'è solo che i dettagli hard fanno vendere più libri

La pace di Gandhi  
non era quella dei sensi
 
Biografia a luci rosse

Se ne sentiva la mancanza: direttamente dall’Inghilterra, pure Gandhi a luci rosse. Una nuovissima biografia, firmata dal signor Jad Adams, s’incarica di demolire il Mahatma, la Grande Anima, attraverso le supposte perversioni della sua sfera sessuale. Il titolo originale del libro è «Naked Ambition», ma sostanzialmente vuole sbancare le vendite presentandosi come la succulenta «Storia del Mito sporcaccione».

L’operazione è di una facilità elementare: davvero Gandhi, l’ascetico idealista che detestava le caste e predicava la castità, dormì per tanti anni nudo assieme a donne nude. È la risaputa e tranquilla realtà storica, che chiunque abbia appena approfondito la vita e le opere dell’immenso indiano non può non conoscere già. Persino un libro di vent’anni fa, «Gandhi e i suoi apostoli», uscito direttamente dalla schiera dei seguaci più fedeli, racconta molto serenamente queste strane pratiche notturne.

Eppure il signor Adams, biografo un po’ guardone, finge di rivelare clamorosamente al mondo contemporaneo le scabrose deviazioni del personaggio considerato santo e immacolato. Incredibile: per anni e anni, Gandhi si portò a letto la bellissima Sushila Nayar. E quando la poveraccia cominciò leggermente a sfiorire, ormai giunta ai 33 anni, il 77enne maestro la sfrattò dal proprio giaciglio per sostituirla con Manu, una diciottenne in fiore. Sempre in un rigoroso regime di nudità totale.

Di più. L’incontenibile Mahatma era bravissimo nell’imporre ai seguaci le rigide regole del sesso esclusivamente procreativo, tra marito e moglie non più di tre-quattro volte in un’intera vita, ma poi non esitava a chiamare sotto le lenzuola proprio le mogli altrui. Come no, sempre nude. Lui pure, perennemente nudo.

Ricordando molto gli scoop estivi di Novella Duemila, le pagine del signor Adams tratteggiano Gandhi come un mezzo porco - perché mezzo: intero -, come il classico duro e puro che predica bene e razzola male, come un qualunque presidente di Regione italiano pescato nottetempo a frugare nei postriboli del peccato nascosto. Raccontato così, come piace al signor Adams, ce n’è abbastanza per portare alla rottamazione uno dei più grandi miti del Novecento. Si prende e si isola un pezzo del ritratto, si esalta e si amplifica il dettaglio, il best-seller è scodellato: anche Gandhi sbriciolato dal sesso. Se non era un maniaco, era almeno un represso da psicanalisi dura.

Per fortuna, qui non ci sono intercettazioni da interpretare: c’è solo una storia da capire. Caro il mio signor Jad Adams, anche se appare evidente la sua stoffa di sfasciacarrozze degli uomini migliori, non permetteremo che l’operazione rovini anche Gandhi, persino Gandhi. Si metta tranquillo: proprio seguendo le vicende dei nostri eroi, tanti di noi hanno imparato subito che nessuno è perfetto. Come si legge in Madame Bovary, non bisogna mai maneggiare troppo il mito dorato, perché alla fine un po’ d’oro resta sulle mani. Questo per dire che idealizzare un grande della storia non significa considerarlo santo, immacolato, intoccabile: la grandezza dei miti sta anche nelle loro debolezze. Persino Gandhi ne aveva, certo che ne aveva. Quanti errori, quante cadute. Era il primo a riconoscerle. Scrisse parole bellissime e lievi sulle difficoltà degli uomini nell’applicare le proprie idee.

E se proprio vogliamo fermarci al sesso, visto che sembra l’argomento più importante, fermiamoci al sesso. Noi tutti sappiamo che Gandhi si sposò a 12 anni con una coetanea, obbedendo alla pratica dei matrimoni combinati tra adolescenti, che poi tanto osteggiò nel corso di una vita intera. Con la sua Kasturba però convisse tantissimi anni, trovando il modo e il gusto di farci anche quattro figli maschi. Lei lo lasciò soltanto nel 1942, morendo di polmonite dopo 18 mesi di prigionia, sei anni prima che toccasse a lui per mano di un folle indù.

Un bel matrimonio, fondato soprattutto sugli ideali e sulle battaglie comuni, nei modi e nei tempi di una cultura molto diversa. Un matrimonio che però non impedì a Gandhi e alla sua signora, nel 1906, di sposare insieme la «brahmacharya», che noi chiamiamo voto di castità. Avevano 37 anni, ancora una vita davanti. Ma il Mahatma aveva maturato una delle tante sue bizzarre convinzioni: il sesso, spiegò, sottrae agli uomini tante energie preziose, fisiche e mentali, che invece devono tutte confluire nelle cause più nobili. Lui per primo ammise che la castità non è una cosa facile. Tra gli appetiti umani - vanità, ricchezza, potere - non riteneva il sesso secondo a nessuno. Restare impassibili di fronte al richiamo primordiale del sesso: un improbo punto d’arrivo. Chi ce la fa è pronto per tutte le altre resistenze: al denaro, al cinismo, alla violenza, all’ingiustizia. Resistere al sesso come pulire le peggiori latrine, come praticare interminabili digiuni, come porgere l’altra guancia. «Chi non controlla i propri sensi è un vascello senza timone, destinato a infrangersi contro il primo scoglio».

Così, ecco le giovani donne nude nel suo letto: un test, nient’altro che un feroce e interminabile test. Tutte le notti, per quarant’anni, accanto a una bella ragazza senza niente addosso. Nessuno può giurare che Gandhi abbia resistito sempre, perché Gandhi non era perfetto. Si racconta persino di un ricovero a Bombay, per sfinimento da astinenza. I tormenti d’ogni genere che si infliggeva erano terribili, ma ci provava cocciutamente, tutti i giorni, per tutta la vita, cadendo, ricadendo e rialzandosi ogni volta più convinto di prima.

Un pazzo? Sì, un impareggiabile e fantastico pazzo, che abbiamo imparato ad amare da ragazzi, sui libri di carta

sgualcita e nei filmati in bianco e nero. Uno di quei pazzi, come Gesù, come Socrate, come Erasmo, come Voltaire, come Tolstoj, che nessun best-seller a luci rosse, caro il mio signor Adams, riuscirà mai nemmeno a scalfire.

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