Si sono svolti in modo solenne, nel Duomo di Milano, i funerali di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, ucciso lo scorso 3 giugno in Turchia. La cerimonia funebre, presieduta dall’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, è stata concelebrata da 350 sacerdoti. Ai funerali erano presenti il ministro della Difesa La Russa, il vice presidente della Camera Lupi, il sottosegretario agli Esteri Craxi, il sindaco di Milano Moratti, il presidente della Lombardia Formigoni, il console della Turchia a Milano e l’ambasciatore turco presso la Santa Sede. Dopo la messa il feretro, portato verso il cimitero dei Capuccini di Musocco, è stata accompagnato da un lungo applauso dei circa cinquemila fedeli che hanno partecipato alle esequie.
Il dolore di Benedetto XVI In un messaggio di cordoglio inviato al cardinale Tettamanzi, Benedetto XVI ha voluto esprimere "ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli della Chiesa che è in Milano", le sue "sentite condoglianze" per l’uccisione di monsignor Padovese. Il Papa sottolinea la sua "generosa testimonianza al vangelo" e il "fermo impegno per il dialogo e la riconciliazione".
Tettamanzi: come un chicco di grano "Chicco di grano caduto in terra è stata la vita di padre Luigi, che ha accolto come una chiamata della Provvidenza di Dio il suo ministero di vescovo in Anatolia. In questa terra turca, che aveva tanto studiato, monsignor Padovese ha voluto inserirsi e lasciarsi macerare, amando questo nobile popolo. Chicco di grano si è fatto padre Luigi diventando guida della Chiesa di Anatolia, una chiesa di minoranza, spesso sofferente e provata". Con queste parole l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha ricordato nel corso dell’omelia, il vicario apostolico ucciso in Turchia.
Il suo successore: non ci dimenticate Al termine della messa il successore di Padovese, monsignor Ruggero Franceschini, ha rivolto un appello agli operatori dell’informazione affinché tengano aperta "una finestra su questa terra e sul dolore della Chiesa che la abita".
L'arcivescovo di Smirne, a cui il Papa ha appena affidato anche il vicariato dell’Anatolia, si è rivolto anche ai religiosi chiedendo loro di venire in Turchia a vivere la propria fede perché "la piccola Chiesa rimasta in Anatolia, anche se di tradizione apostolica, è troppo giovane per superare da sola una tragedia simile". Una comunità, ha proseguito il religioso, "troppo fragile per fronteggiare il male che l’ha colpita, troppo povera per trovare in se stessa le risorse per continuare a sperare almeno di esistere".
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