Palazzo Marino palcoscenico futurista per «macchine» volanti in carne e ossa

Palazzo Marino palcoscenico futurista per «macchine» volanti in carne e ossa

Celebrazioni a passo di danza per il centenario del futurismo. Oggi, in occasione del giorno esatto in cui il movimento compie un secolo, Palazzo Marino in piazza Scala sarà il palcoscenico di una stravagante coreografia ideata dall’artista francese Geneviève Mazin. Una performance di 30 minuti ispirata al quadro di Umberto Boccioni La città che sale (1910), che dà il titolo allo spettacolo e, sottolinea l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, «suggerisce una sfida alla gravità e alla fatica umana». Arrivate a Milano una settimana fa, le danzatrici della compagnia francese Retouramont hanno lavorato direttamente sulla facciata di Palazzo Marino, dando vita a un progetto ad hoc che verrà replicato tre volte alle ore 12,15 e 21. «Senza dubbio il movimento è stato un elemento importante nel pensiero futurista, e la danza è prima di tutto movimento - ha evidenziato la coreografa Geneviève Mazin -. Affronteremo la facciata del Comune. Inutile dire che la bellezza e la peculiarità architettonica del palazzo ci ha molto attirato: ci interessa una relazione immediata, sensitiva, carnale con l’edificio». Le quattro artiste, appese a robusti cavi elastici e vestite interamente di rosso, si caleranno dal tetto per tracciare linee orizzontali e verticali alle quali daranno vita e dinamismo, due concetti cari al movimento futurista. Il continuo gioco tra l’alto e il basso, l’apparizione e la sparizione darà vita all’illusione di una realtà ribaltata di 90°. «Correremo sul muro accompagnate da un universo sonoro oscillante tra ritmi veloci e tempi sospesi - spiega la Mazin -. Vogliamo che sia un momento di leggerezza, di poesia, e che il pubblico torni a casa avendo sognato un po’».

Un sogno che alle artiste è costato una lunga e faticosa preparazione atletica pensata per seguire quasi alla lettera le istruzioni date da Marinetti nel Manifesto della Danza Futurista del 1917: «Superare le possibilità muscolari e imitare con i gesti i movimenti delle macchine, facendo una corte assidua ai volanti».

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