Veronica Panarello ha ucciso il piccolo Loris. A confermarlo è la Cassazione che ha confermato la condanna a 30 anni per la madre di Loris, assassinato con delle fascette di plastica il 29 novembre del 2014 nella loro casa di Santa Croce Camerina, vicino a Ragusa. Chi n'è stato sempre convinto invece è il papà del bambino, che non ha voluto parlare con i cronisti ma tramite il suo legale Daniele Scrofani ha rilasciato all'Agi una breve dichiarazione. "Finalmente è finita. Lo sapevo - dice - che era stata lei, ma sentirlo pronunciare definitivamente in nome del popolo italiano mi fa capire che è veramente finita, che è il momento di voltare pagina e di cominciare a guardare oltre. Tenendo per mano il mio piccolino che intanto cresce".
Davide Stival in tutta la vicenda processuale ha mantenuto un profilo basso a tutela soprattutto del suo secondo genito. Anche Andrea Stival non intende rilasciare dichiarazioni dirette ma affida al legale Francesco Biazzo per l'Agi, il suo commento: "Questa sentenza conferma tutto ciò che già sapevamo. Quella donna ha distrutto le nostre vite, quella di Loris che purtroppo nessuno di restituirà, e quelle di tutta la nostra famiglia. Non abbiamo finito però - conclude Andrea Stival - ora dovrà rispondere anche della calunnia nei miei confronti e delle minacce di morte che mi ha rivolto. Continuo a confidare nella Giustizia, non ho mai dubitato". I procedimenti contro Veronica Panarello sono previsti il 26 novembre a Ragusa, prima udienza del processo per calunnia. La posizione di Andrea Stival è stata archiviata avendo riconosciuto la sua totale estraneità al delitto. Il 24 gennaio a Catania la Panarello risponderà per le minacce rivolte a Stival dopo la lettura della sentenza d'Appello.
"Omicida lucida e senza pietà". Con queste poche parole è stata descritta la Panarello, nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d'assise aveva chiesto 30 anni. Nel 2016 si era celebrata prima udienza del processo di primo grado presso il Tribunale di Ragusa che aveva sentenziato la condanna a trent'anni di carcere. Nel 2018 la sentenza del processo davanti alla Corte di Assise d'Appello di Catania, che nel motivare con 147 cartelle la sentenza, aveva sottolineato più volte la lucida crudeltà della donna. "Ha agito scientemente e lucidamente - si legge nella motivazione -.
La donna si è invece adoperata senza alcuna 'pietas' secondo il piano poco prima prestabilito per cercare di eliminare le tracce del delitto con l'occultamento del cadavere di Loris e addirittura simulando una violenza sessuale ai danni del bambino da parte di ignoti per depistare le indagini".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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