Parigi, 43 leader per il Mare Nostrum di Sarkò

Nostro inviato a Parigi

Il cancelliere tedesco Angela Merkel resta diffidente, gli spagnoli hanno preteso di cambiare i titoli di testa, gli algerini nicchiano e i turchi temono che un loro sì al progetto li tagli fuori dall’Unione europea. Senza contare l’ostilità più che latente tra siriani e israeliani che pure siederanno allo stesso tavolo. Ci saranno sia loro sia tanti altri al «Grand Palais» questo pomeriggio, quando Nicolas Sarkozy ufficializzerà la nascita dell’Unione per il Mediterraneo (Upm). Si tratta di un tentativo di accordo tra i 27 paesi dell’Ue e gli altri 14 che si affacciano sul bacino mediterraneo per affrontare l’attuale crisi politica ed economica. Parigi ha proposto il piano anche per contrastare la forte concorrenza di Stati Uniti e Giappone, che nei paesi arabi della costa sud del Mediterraneo investono rispettivamente il 20 e il 25 per cento del totale estero e guadagnano molto più dell’Ue che si limita a un marginale 2 per cento. Nel progetto, anche l’intento non nascosto del presidente francese di arginare l’immigrazione clandestina.
E così, 43 capi di stato e di governo - per l’Italia sarà presente il premier Silvio Berlusconi e non è da escludere la presenza di Gianfranco Fini come membro della presidenza dell’assemblea parlamentare euromediterranea - si presentano a Parigi per firmare il patto. Ci sarà anche il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika che fino a qualche giorno fa non sembrava incline alla trasferta. Unico, dichiarato assente, il libico Muammar Gheddafi che ha denunciato «il pericoloso progetto» con cui «gli europei vogliono tentare di dominare il mondo arabo».
La firma - sempre che tutti l’appongano - è importante. Ma è ancora solo una vetrina. Perché nonostante i progetti siano ambiziosi - a cominciare da quello per la depurazione del Mediterraneo da 35 miliardi di euro in 30 anni o da quello per l’adduzione di acqua nei deserti africani e mediorientali da 15 miliardi in 15 anni o, ancora, la creazione di progetti di sviluppo per l’energia solare e di un’università mediterranea - bisogna recuperare i fondi. E tanti. La Banca centrale europea qualcosa farà, così come le Casse Depositi e Prestiti di Francia e Italia, che si sono impegnate a creare un fondo (Inframed) capace di accumulare 600 milioni di euro. Ma bisogna stimolare i privati. Sarkozy non fa mistero di mirare ai fondi dei sauditi e del Golfo Persico per fare dell’area un luogo di pace e prosperità. Bruxelles, fino a ieri perplessa, ha dato il suo via libera dopo che il presidente francese ha cambiato il suo progetto originale che voleva solo i paesi rivieraschi impegnati nell’Upm. Ma i nuovi soci dell’est non sono entusiasti che si possa investire nei paesi arabi anziché da loro. Né mancano altri problemi: i siriani, dopo anni invitati a un tavolo di prestigio internazionale, hanno ottenuto di evitare la foto di gruppo per non far comparire il presidente Bashar El Assad a fianco del premier israeliano Ehud Olmert. Sarkozy ha invece ottenuto qualcosa da Damasco: Siria e Libano apriranno ambasciate nelle rispettive capitali. Ha chiesto inoltre ad Assad appoggio sui negoziati nucleari con l’Iran. Gli spagnoli hanno pretesto che la sigla Upm sia preceduta dalle parole «processo di Barcellona», dove nel ’95 nacque il partenariato mediterraneo. Rabat vuole la sede del segretariato generale (ma Algeri pone un veto), come Malta.

Di sicuro ci saranno una co-presidenza affidata a Sarkozy e al presidente egiziano Hosni Mubarak e un comitato permanente a Bruxelles. Il luogo del ponte di comando sarà scelto a Marsiglia a novembre, in un nuovo summit. Almeno 15 degli invitati, tra cui Berlusconi, resteranno a Parigi domani per le celebrazioni della festa nazionale francese.

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