Semaforo verde in Senato per il ddl Intercettazioni per il tetto di 45 giorni alle intercettazioni durante le indagini. Ci sono stati 83 voti favorevoli, 49 no e una sola astensione. I 33 emendamenti presentati dalle opposizioni sono stati tutti bocciati. Ora il provvedimento passerà all'esame della Camera che dovrebbe approvarlo con la formula attuale, senza apportae alcuna modifica. Il cosiddetto ddl Zanettin, che prende il nome dall'onorevole di prima firma, prevede di limitare a 45 giorni, prorogabili solo in casi molto particolari, il periodo nel quale i pm possono effettuare intercettazioni. Restano fuori dalla norma alcuni reati, per esempio quelli che riguardano la criminalità organizzata.
Composto da un solo articolo, propone di aggiungere all'articolo 267, comma 3, del codice di procedura penale il seguente periodo: "Le intercettazioni non possono avere una durata complessiva superiore a quarantacinque giorni, salvo che l'assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione". L'onorevole Pierantonio Zanettin, esponente di Fratelli d'Italia che ha proposto il ddl, spiega che "questo testo, a mia prima firma, è stato pesantemente criticato in particolare dal dottor Di Matteo, secondo il quale le indagini di mafia diventeranno più difficoltose. Secondo Di Matteo ogni reato sostanzialmente è mafia, perché perseguendo quel reato si può individuare un mafioso".
È la teoria dei "reati spia", secondo i quali "perseguendo il responsabile di un semplice divieto di sosta, in effetti, si può incappare in un pericoloso mafioso. Ed è evidente che con gli strumenti tecnologici a nostra disposizione siamo in grado di assicurare alla giustizia praticamente tutti i criminali". Con le moderne tecniche, ha continuato Zanettin, "forse siamo anche in grado di prevenire i reati, con arresti e condanne preventive, mediante l'utilizzo dell'intelligenza artificiale predittiva, partendo magari dall'analisi della mimica facciale dei cittadini, dalle frasi pronunciate, dai movimenti del corpo, dalla famiglia di provenienza, dal livello scolastico".
Ma, chiede, "è davvero questo grande fratello ciò che vogliamo? Personalmente, da liberale mi ribello a una tale prospettiva".
Dal Pd non sono mancate le polemiche e tra i primi a esporsi c'è stato il senatore Walter Verini nelle dichiarazioni di voto: "La giustizia che vuole la destra è da palinsesto televisivo: antirave e antimbrattatori, il decreto Cutro, pene spropositate per manifestazioni e perfino contro la resistenza passiva nelle carceri. Per non dimenticare la non obbligatorietà del differimento della pena per le donne incinte e le madri di bambini fino a un anno di età. Altro che garantismo: è una linea 'manettara'".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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