Per gli osservatori politici, il question time alla Camera di oggi è stato un appuntamento imperdibile, non tanto per le tematiche discusse quanto perché è stato il primo vero incontro parlamentare tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein in veste di segretario del Partito democratico. Prima dell'intervento del successore di Enrico Letta al Nazareno, però, il presidente del Consiglio ha risposto all'interrogazione di Riccardo Magi, segretario di +Europa, in merito naufragio di un'imbarcazione carica di migranti al largo delle coste libiche.
Le repliche sui migranti
"Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite. Bisogna investire sulle rotte legali, ed è esattamente il lavoro che sta facendo il governo. La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso", ha detto il presidente del Consiglio, dopo aver difeso l'operato della guardia costiera. Giorgia Meloni, infatti, si è detta stupita che "per fini politici si finisca per mettere in discussione l'onore e l'operato di persone che rischiano la vita tutti i giorni" per salvare vite umane e l'onore dell'Italia "che da sola affronta questo dramma offrendo strumento a chi vuole continuare a scaricare tutto su di noi".
Fratelli d'Italia e Lega hanno applaudito Giorgia Meloni quando ha sottolineato che "le regole che ci sono oggi c'erano anche ieri", citando un ufficiale della guardia costiera. In merito alle specifiche manovre su quell'evento, il premier ha sottolineato che "il tragico evento del naufragio di una barca affondata che ha portato alla morte di 30 dei 47 migranti a bordo, si è svolto area Sar di responsabilità della Libia ed è stato inizialmente coordinato dalle autorità libiche. L'Italia ha poi assunto il coordinamento una volta ricevuta la comunicazione dell'impossibilità da parte delle autorità libiche di impiegare mezzi e su esplicita richiesta delle stesse".
In risposta all'interrogazione di Maurizio Lupi di Noi moderati, Giorgia Meloni ha fatto notare che "assistiamo da diversi mesi ad una pressione migratoria che ha pochi precedenti verso l'Europa e l'Italia". Il governo, spiega, "non intende piegarsi alle molte e potenti pressioni di chi vorrebbe una visione priva di confini nazionali", si punta "a mettere fine alle anomalie", l'obiettivo "è contrastare con fermezza il traffico illegale e gestire l'immigrazione in modo regolare con il decreto flussi". E questo è un tema che è necessario affrontare in "un quadro di responsabilità che deve coinvolgere anche gli altri Stati europei".
Le repliche sulla transizione ecologica
Sull'interrogazione dell'onorevole Angelo Bonelli, incentrata sulla transizione ecologica e ambientale, il premier ha ribadito questo governo non è animato da "pericolosi negazionisti climatici". Partendo da questo presupposto, nel rispetto degli impegni presi sul clima "bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico". Quindi, ha aggiunto: "Stiamo attivando una cabina di regia il governo considera il gas naturale come il vettore necessario a mantenere l'autonomia". L'autonomia del nostro Paese dev'essere il perno del "progetto strategico di diventare l'hub enertegico sul Mediterraneo".
In merito al tema nucleare, il presidente del Consiglio ci ha tenuto a ribadire che "l'atteggiamento del governo rimane pragmatico, ispirato al principio di neutralità tecnologica. Su questo non intendiamo intraprendere alcuna azione in assenza di un chiaro indirizzo atto di indirizzo del Parlamento. Senza il coinvolgimento del quale non potremmo assumere alcun impegno internazionale". E a proposito delle case green, la scelta dell'Ue di inasprire il testo della direttiva sulle "è irragionevole e mossa da un parroco ideologico e impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e del Paese".
Rispondendo all'interrogazione di Augusta Montaruli, sempre in merito alla transizione green, il premier ha evidenziato che l'obiettivo di questo governo è quello di "consegnare una terra più pulita senza devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati. Questo non siamo disposti a farlo". E sullo stop alle nuove immatricolazioni delle vetture con motore endotermico, ha sottolineato che "la semplice incentivazione all'elettrico rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra-Ue dove quei prodotti destinati a ridurre le emissioni di Co2 vengono spesso realizzati con impianti e processi altamente inquinanti".
La replica sul Mes
In risposta al deputato del Terzo polo Luigi Marattin sulle intenzioni del governo sulla ratifica del Mes, il premier ha sottolineato che "finché ci sarà un governo guidato da me l'Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri". A tal propoito, Meloni ha spiegato che il governo prende "in seria considerazione la proposta di Confindustria". Infatti, citando Carlo Bonomi, ha sottolineato che "se noi riteniamo che il nuovo regolamento del Mes non sia nell'interesse del Paese e non sia adeguato alle sfide, dovrebbe essere il momento di discutere come usarlo come uno strumento di politica industriale europea". Il tema, ha aggiunto il premier, "è che l'Europa potrà affrontare le sue sfide se riesce a fare sistema e proiettarsi verso una politica di sviluppo comune, e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione dal governo".
La replica sul salario minimo
A Elly Schlein, attesissima al suo primo face-to-face istituzionale da segretario del Pd con Giorgia Meloni, il premier ha offerto una replica senza appello in merito al salario minimo, offrendo un'apertura sui congedi parentali. Il premier è stato tranchant nel rispondere che il salario minimo per questo governo non è la soluzione. "Il Pd fa rilevare anche con una sincerità che gli fa onore che negli anni passati la quota di prodotto interno lordo che è stata destinata a salari e stipendi è stata ridotta più che negli altri Stati. È vero, c'è un problema: chi ha governato sino ad ora ha reso più poveri gli italiani e noi dobbiamo invertire la rotta", ha sottolineato Meloni, che ha rivendicato l'approccio pragmatico suo e del governo anche su questo tema.
"Il salario minimo legale temo possa diventare non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite alla tutela dei lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico che potrebbe creare per molti lavoratori una situazione peggiore dell'attuale e fare un favore alle grandi
concertazioni economiche alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori", ha spiegato il premier, fornendo una sintesi motivata sul perché questo governo non procederà mai in quella direzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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