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Trolley, zaini e buste regalo: aria di festa in Senato dopo l'ok alla manovra

La prima del governo Meloni. Sugli spalti i parenti. Mogli, figli, nipoti. Amici. Tutti al seguito dei neo senatori

Trolley, zaini e buste regalo: aria di festa in Senato dopo l'ok alla manovra

C’è aria di festa al Senato. I parlamentari della maggioranza sono euforici, sorridenti. Forse perché allo scoccare di mezzogiorno, trolley alla mano, prenderanno la via di casa. Il presidente Ignazio La Russa guarda i suoi dall’alto del suo scranno con aria di soddisfazione quando sfilano sotto la presidenza per annunciare il proprio “Sì” alle legge di bilancio. La prima del governo Meloni. Sugli spalti i parenti. Mogli, figli, nipoti. Amici. Tutti al seguito dei neo senatori. Non gli sembra vero di essere a Roma, seduti sugli spalti dell’aula del Senato. Scomodi, a differenza di quelli dei senatori. Fanno foto, osservano con curiosità i lavori. Claudio Lotito (Forza Italia) è su di giri. Si sposta da una parte all’altra dell’Aula. Parla pacificamente con i colleghi dell’opposizione. Lunga chiacchierata con i grillini che fanno capannello attorno al presidente della Lazio. Non la Regione, ovvio. Mentre si vota un senatore fresco di nomina tra le fila di Fratelli d’Italia munito di iPad bianco fotografa tutti i colleghi neoeletti. Chi si mette in posa a favore dell’obiettivo sorride, fa il gesto di vittoria. Foto da pubblicare social, ovvio. Nonostante sia vietato.

Ad un angolo Carlo Calenda, il mancato Presidente della Repubblica Pier Ferdinando Casini e Dario Franceschini confabulano. Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento guarda continuamente l’ora. Alla Camera è in vista un’altra battaglia parlamentare. Quella sul decreto Rave. In Aula spunta qualche mascherina, la paura di contrarre la nuova variante cinese corre anche qui. Sorprende che a non indossarla sia il virostar, oggi senatore, Andrea Crisanti. Sul suo stallo parlamentare un libro dal titolo “Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo”. Forse ripassa visto il periodo storico. Matteo Renzi arriva in ritardo, attorno a lui i suoi. Ivan Scalfarotto lo guarda con ammirazione. Sorride, annuisce. E se da un lato c’è aria di festa e tanta voglia di tornare a casa per festeggiare il capodanno dall’altra volti cupi. Silenziosi. Sanno che per loro, per la sinistra, il 2023 sarà un anno difficile. Il piccolo transatlantico è vuoto. Salvini arriva alla seconda chiama. Lotito lo vede e si precipita tra i banchi del governo. Pacca sulla spalla e via di chiacchiere. Il ministro per le autonomie Roberto Calderoli sorride.

Salvini lo liquida. È il momento del voto. “Verde, verde” urlano i leghisti. In 107 votano sì, il Senato approva. Lungo applauso. L’esercizio provvisorio è scongiurato. Almeno per quest’anno. E tutti scappano. Con zaini e buste regalo.

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