Genova - Ora tutti si scandalizzano. E ora tutti sapevano. «Ho la neve, vieni da me, basta portare il solito regalino» diventa un sms credibile se attribuito a don Riccardo Seppia, il parroco genovese arrestato per droga e pedofilia. «È tanto che non ti vedo. Perché non vieni a confessarti?», diventa un messaggino quasi scontato se intercettato sul telefonino del sacerdote, immediatamente sospeso dalla Curia. «È un bel ragazzo, me lo sc...», è una frase che non stupisce per la sua volgarità se messa sulla bocca di quello che fino al momento delle manette era comunque la guida di una comunità numerosa.
Ogni dettaglio che si aggiunge alla ricostruzione fatta dagli inquirenti che hanno chiesto e ottenuto l’arresto del prete di Sestri Ponente è da brividi. Eppure sembra incastrarsi perfettamente nel puzzle, un pezzo dopo l’altro. In un puzzle che sembrava comunque sotto gli occhi di molti, se non proprio di tutti. Perché i parrocchiani stavolta non puntano solo sulla fiducia nella magistratura nella speranza che tutto si chiarisca. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, non aspetta l’esito delle indagini. Insomma, quelle serate «milanesi» in cui don Seppia, secondo le accuse, andava a rifornirsi di droga non appaiono proprio incredibili.
E l’idea che il sacerdote usasse la cocaina per «comprare» i favori sessuali di adolescenti e chierichetti, sembra diventare immediatamente una certezza più che un atto di accusa. Anche perché nuovi dettagli rafforzano la teoria del pm genovese Stefano Puppo che sta lavorando al caso insieme con il procuratore capo Vincenzo Scolastico. Oltre al prete, l’inchiesta conta altri tre indagati. C’è un commerciante genovese, c’è un misterioso uomo di Milano, entrambi nel mirino come possibili fornitori di cocaina. Ma soprattutto c’è un ex seminarista, un quarantenne genovese con il quale il sacerdote aveva probabilmente avuto modo di rapportarsi già in passato.
Secondo la ricostruzione dei magistrati, sarebbe stato proprio l’ex seminarista a cercare i ragazzini disponibili a conoscere il sacerdote e a intrattenersi con lui in cambio di droga. Nei confronti del quarantenne infatti l’accusa è quella di induzione alla prostituzione minorile. Tutti gli elementi raccolti dagli inquirenti erano stati probabilmente già comunicati alla Curia di Genova poco prima dell’arresto di don Seppia.
Anche per questo la reazione del cardinale Bagnasco è stata immediata e indirizzata soprattutto a dimostrare la fermezza con la quale la Chiesa intende cancellare quanto accaduto nella parrocchia di Sestri Ponente. Ma anche la volontà di non fermarsi. Ieri l’arcivescovo di Genova ha salutato l’ordinazione di due nuovi diaconi come una «grazia» concessa dal «Signore che versa olio sulle nostre ferite».
Chiaro il riferimento al dolore per la vicenda di don Seppia. Che ha passato «serenamente» la prima notte nel carcere di Marassi e che oggi potrebbe rispondere alle accuse del magistrato, magari ammettendo l’uso di cocaina, ma non l’abuso sui minori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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