Questa sera i milanesi tranquilli scendono in piazza, a migliaia, per sollecitare da un governo distratto e inadempiente misure concrete a garanzia della loro sicurezza. Più uomini, più mezzi e leggi adeguate per contrastare una criminalità invasiva, resa più pericolosa dagli innesti dellimmigrazione clandestina, una criminalità che colpisce ovunque e che soltanto sociologi di bocca buona spesso definiscono «micro». Liniziativa del corteo è stata presa da Letizia Moratti, sindaco sorridente e tuttavia determinato nel ricordare ai signori del governo che la loro finanziaria ha ridotto le possibilità operative delle forze dellordine. Con lei si sono schierati altri sindaci, una trentina il problema purtroppo supera la cinta daziaria di Milano rappresentanti di associazioni e categorie produttive e il capo dellopposizione, Silvio Berlusconi. La presenza del leader del centrodestra è più che spiegabile e legittima: Milano è la sua città e, soprattutto, il Cavaliere ha titoli per parlare di sicurezza, dato che fu il suo governo, qualche anno fa, a porre in primo piano lazione di contrasto della criminalità e a varare lesperienza del «poliziotto di quartiere».
Liniziativa del sindaco Moratti non è nata da una strategia politica spregiudicata e sottile, quanto dalle pressioni reali della cittadinanza, dalle preoccupazioni di anziani, commercianti, donne assediati e intimiditi nelle periferie e perfino nel centro, cittadini stanchi di violenze, furti, rapine, supermarket di droga e sesso allaperto. E tuttavia liniziativa del corteo ha messo in difficoltà le sinistre e le diverse componenti dellUnione, le ha spiazzate. Gli esponenti del centrosinistra sanno che la mossa del sindaco Moratti risponde a unesigenza profonda, sentita da tutta la cittadinanza, ma fra la solidarietà con i cittadini e la fedeltà «alli superiori» e alla fazione scelgono la seconda. Ecco quindi il ricorso ai contorsionismi del «politicamente corretto» per contrastare liniziativa di Letizia Moratti. È stato per primo Romano Prodi a dichiararsi «sorpreso» e ha aggiunto: «Dal sindaco mi sarei aspettato un ruolo più istituzionale». È singolare che queste parole siano state pronunciate dal premier che ci ha abituati a vedere, da Vicenza a Roma, ministri e sottosegretari in marcia contro se stessi, il governo e gli alleati. È stato il Professore a ridare fiato a quella creatura politica schizofrenica che è la sinistra «di lotta e di governo».
Dopo Prodi, giù giù per la scala delle gerarchie,
anche gli esponenti milanesi dellUnione hanno dimostrato la loro ipocrisia e il loro disagio. Con i comitati di quartiere e con la Cgil hanno organizzato, sempre per oggi, una specie di contromanifestazione da tenersi nel pomeriggio, una «catena umana» fra Palazzo Marino e la Prefettura, una specie di rappresentazione simbolica dellarmoniosa fusione che ci sarebbe fra centro e periferia, autonomie e potere romano.
Una balla, è chiaro. Le sinistre (e, spesso, i centristi pallidi che fanno da compagni di strada) non hanno mai avuto un forte senso delle istituzioni. Della piazza hanno sempre usato e abusato, fino a considerarla di loro esclusiva pertinenza. Quando, però, sono gli altri e scendere in strada, ecco che i compagni e i loro alleati diventano schizzinosi e ipercritici e un tranquillo corteo diventa una manifestazione di lesa maestà in «un clima da guerra fredda».
Il centrosinistra a Milano sa che il problema della sicurezza è vero e sentito, sa che lattuale amministrazione ambrosiana è in piena sintonia con la stragrande maggioranza della cittadinanza. Gli esponenti dellUnione non hanno il coraggio di confessare i pregiudizi ideologici e culturali che hanno indotto il governo a ignorare i problemi delle forze dellordine e a mettere in secondo piano la difesa della legalità e della sicurezza.
Salvatore Scarpino
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