Un patto occulto dietro a Sea «Così F2i si aggiudicò la gara»

Un patto occulto dietro a Sea «Così F2i si aggiudicò la gara»

Quando si presentò agli uffici del Comune, asimante e trafelato, sembrò quasi uno scherzo. «Ho sbagliato palazzo», si affrettò a dire Behari Sahai Vinod, procuratore speciale della società indiana Srei Infrestructure Finance. Mister Vinod era arrivato in ritardo. Dieci minuti dopo la chiusura del bando. E non un bando da nulla. In ballo c'era la vendita del 29,75 per cento della Sea, la società che gestisxce gli aeroporti lombardi. Base d'asta: 385 milioni di euro. L'offerta della Srei fa esclusa. E a vincere - il 16 dicembre del 2011 - fu F2i, in fondo guidato da Vito Gamberale, che si aggiudicò la quota mettendo sul piatto un solo euro oltre il minimo richiesto. Ma secondo la Procura, fu tutta una messinscena.
Gamberale - sostengono i magistrati che hanno chiuso l'indagine a carico del manager, del suo braccio destro Mauro Maia e del rappresentante indiano, ora accusati di tubrativa d'asta - avrebbe offerto alla società rappresentata da Vinod una quota compresa tra il 5 e il 7 per cento della azioni di Sea spa se questa si fosse astenuta dalla gara, a un prezzo pari a quello che sarebbe stato corrisposto da F2i in sede di aggiudicazione. E così sarebbe accaduto. Vinod sarebbe rocambolescamente arrivato tardi a presentare la sua offerta, F2i avrebbe ottenuto il massimo risultato con il minimo esborso, «salvando» la forma della gara grazie alla presenza di due partecipanti, benché uno poi escluso. Ma l'affaire Sea, che sembrava chiuso in una maniera al limite un po' farsesca (ma con gravi perdite per le casse di Palazzo Marino), si riaprì grazie a un'intercettazione telefonica che la Guardia di finanza di firenze spedì a Milano, e che a Milano rimase fermo per un po' (senza indagati né ipotesi di reato), fino a quando il fasciolo venne finalmente assegnato al procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Indagando sulle infrastrutture toscane, le fiamme gialle avevano ascoltato una telefonata tra Maia e Gamberale, nella quale l'amministratore delegato invitava il suo manager a verificare che nel bando fosse esplicitato «un profilo che rispecchi F2i», ricevendo rassicurazioni dal suo collaboratore. «Stai tranquillo - diceva Maia-, il bando lo faranno per noi». E lo diceva il 14 luglio del 2011, quattro mesi prima che Palazzo Marino pubblichi il bando per mettere in vendita la quota della società. Come faceva il braccio destro di Gamberale a esserne così sicuro? Chi all'interno dell'amministrazione lavorava per favorire F2i? È un capitolo del quale non si fa cenno nelle due pagine di avviso di conclusione delle indagini firmate da Robledo, ma che sarà chiarito dopo il deposito degli atti.


Gamberla e Maia, intanto, «ribadiscono fermamente» la loro «assoluta estraneità ai fatti contestati». «Sin da subito i manager di F2i, anche nella memoria presentata in Procura, dichiararono che semmai turbativa d'asta vi fosse stata, essa era riconducibile ai comportamenti attuati dal signor Sahai».

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