I pediatri lanciano l'allarme: in pochi anni saremo talmente pochi da non potere più garantire un'assistenza adeguata ai piccoli pazienti. Nel giro di qualche anno dunque davvero potrebbe essere difficile trovare un pediatra che assista i propri figli. Non solo. Negli ospedali la richiesta di cure pediatriche potrebbe causare ingolfamenti e lunghi tempi di attesa. É uno scenario realistico con il quale dover fare i conti sin da ora . Il 2020 sarà il punto di non ritorno, l'anno in cui «non saremo più in grado di garantire l'assistenza sanitaria», dicono i pediatri della Sip, la Società Italiana di Pediatria che rappresenta i professionisti sul territorio, i pediatri di famiglia e quelli ospedalieri. Il declino è iniziato già lo scorso anno. I giovani medici usciti dalle 43 Scuole di Specializzazione in Pediatria sono meno dei pediatri andati in pensione o per prepensionamento o per motivi anagrafici.
«Nei prossimi anni - dice Giovanni Corsello, vicepresidente della Sip - il numero dei pensionamenti aumenterà e i posti resteranno vacanti. Secondo uno studio della Sip, mantenendo l'attuale numero di giovani medici specializzati ogni anno, i circa 15mila professionisti attivi oggi diventeranno poco meno di 12mila nel 2020 e 8mila nel 2025, con un deficit di 3mila professionisti».
Anche in questo caso a restare indietro sarà il centro-sud perchè in quelle Regioni ci sono da rispettare i piani di rientro e le risorse a disposizione sono minori. Proprio per questo si assiste «ad un fenomeno migratorio dei pediatri dal Sud al Nord, dove ci sono maggiori risorse e una più forte domanda per coprire gli organici», prosegue Corsello. Lanciato l'allarme, la Società non è rimasta ferma. Il presidente della Sip, Alberto Ugazio ha chiesto ai Ministri della Salute e dell'Istruzione, Ferruccio Fazio e Mariastella Gelmini di aumentare le borse di studio per l'accesso alle Scuole di Specializzazione, attualmente 212 all'anno. Il titolare del dicastero della Salute, recentemente si è impegnato a far salire questo numero a 250. Un piccolo miglioramento ma pur sempre qualcosa, sostengono i pediatri che stanno lavorando anche ad un progetto di rete pediatrica, una misura che non comporta oneri aggiuntivi e che invece potrebbe portare risparmi, fa sapere Corsello. Una rete che coordini il lavoro dei pediatri sul territorio con quelli degli ospedali. «Dovrebbero lavorare insieme - aggiunge Corsello - garantendo la continuità delle cure ai bambini, per esempio di notte e nei festivi, evitando ingolfamenti negli ospedali». Una riorganizzazione che necessita «di una cornice istituzionale», vale a dire un passaggio in Conferenza Stato-Regioni.
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