Valerio Boni
Mentre si parla sempre più di elettrico, dimenticando spesso quali potrebbero essere i problemi, soprattutto per l'ambiente, spesso si sottovaluta la soluzione dei gas utilizzabili per l'autotrazione. Esistono da anni, è vero, ma non è il caso di considerarli il passato, come sottolinea Alessandro Tramontano, presidente del consorzio Ecogas, che rappresenta oltre 1.000 aziende che operano nel comparto, che sia Gpl o gas naturale, vale a dire metano.
I due gas, hanno caratteristiche differenti, il primo è un derivato del petrolio, il secondo è un combustibile fossile ma non contiene propano e butano, e può essere prodotto anche utilizzando le biomasse, la frazione biodegradabile dei rifiuti. Si sa che le auto bifuel, con doppia alimentazione a benzina e a gas, hanno beneficiato negli anni di incentivi che ne hanno favorito la diffusione, e che i costi alla pompa sono sensibilmente più bassi dei carburanti convenzionali per effetto del taglio delle accise. Un po' meno noti sono i benefici che riservano all'ambiente, con il Gpl che non genera polveri sottili e il gas naturale che va ancora oltre, riducendo del 20% le emissioni di CO2 e del 72% gli ossidi di azoto rispetto a un motore a benzina.
Se si guarda al passato, anche solo 15 anni fa, agli incentivi ha fatto seguito un adeguamento delle infrastrutture, con una rete di distributori che è di gran lunga la più ampia e capillare, con 3.979 stazioni di servizio Gpl (la Francia, seconda, si ferma a 1.693) e 1.212 di gas naturale, contro le 887 della Germania. Qualche lacuna c'è, soprattutto per quanto riguarda il metano, per esempio le sole 24 aree autostradali attrezzate per l'erogazione e la totale assenza di pompe in Sardegna, dove la prima dovrebbe essere inaugurata nel 2018. Attualmente le auto alimentate a gas in circolazione sono quasi l'8% del totale, 2,2 milioni a Gpl e 1,1 milioni a metano, su un totale di oltre 43 milioni di veicoli, con un tasso di crescita importante, pari al 35% tra il 2010 e il 2016. Un ruolo importante, ricorda Tramontano, lo hanno avuto le Case automobilistiche, che nello stesso periodo hanno allargato la gamma di modelli dotati in primo equipaggiamento di alimentazione bifuel, mentre fino a quel momento bisognava affidarsi prevalentemente alle trasformazioni after market. Ma un automobilista che volesse convertirsi al gas, come si deve orientare?
«Il primo elemento da prendere in considerazione è la presenza di un distributore sul percorso che si segue con maggior frequenza. Se sul tratto c'è la possibilità di rifornirsi di metano, vale la pena di orientarsi verso questo carburante, poiché assicura il risparmio maggiore (un kg costa meno di un euro ed equivale 1,5 litri di benzina e 1,3 di gasolio). Il Gpl è invece venduto a circa 0,60 euro al litro e risulta più versatile, poiché la rete è più capillare e le autonomie assicurate con un pieno sono maggiori. In ogni caso, i due gas assicurano risparmi che non scendono mai sotto il 50% rispetto a benzina e gasolio». Resta sempre aperta la strada della trasformazione, in alcuni casi agevolata da incentivi: «Il montaggio di un impianto Gpl su una vettura Euro 3 o 4 costa tra i 1.000 e 1.300 euro, mentre lo stesso intervento per il passaggio al gas naturale costa 1.700 euro, cifre facilmente recuperabili con percorrenze annue nemmeno troppo elevate».
Diventato di grande attualità nel campo dell'autotrasporto grazie alla tecnologia che ha permesso di rendere liquido il metano, il gas naturale sembra avere oggi una marcia in più, come precisa Mariarosa Baroni, presidente di Ngv Italy il consorzio che rappresenta l'industria italiana di questo carburante,
secondo la quale «le applicazioni del metano sono infinite. Le navi, in futuro, funzioneranno a gas, già ce ne sono, ma presto si parlerà anche di treni e aerei. Perché l'era del gas non è finita, sta soltanto per iniziare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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