Non sopporto Ingrid Betancourt. Ogni sua immagine o dichiarazione mi dà quasi fastidio fisico. Mi sembra che dica perlopiù vacuità e sciocchezze. Mi sfugge, poi, la ragione per cui dovrebbero darle un Nobel per la pace. Prima che la rapissero non ne avevo quasi mai sentito parlare, come la maggioranza di noi; cercai di documentarmi ma mi rimbalzò un classico profilo da altoborghese agiata e snob, una figlia di un diplomatico e di una senatrice che si fa pasionaria in una Colombia che semmai aveva bisogno di riformismo, di un'economia autentica, oltreché, ovvio, di un pugno di ferro contro i trafficanti.
Lei invece era la classica radicaloide che distribuisce preservativi, fa fumo demagogico, e al dunque ha la concretezza politica di una Franca Rame. Poi l'hanno rapita: e certo, il mondo ha bisogno di simboli, e lei ha un perfetto fisico del ruolo; ma la liberazione e il delirio mediatico hanno reso questo simbolo sempre più soffuso, imprendibile, di una genericità assoluta.
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