Il cinema italiano ha due problemi. Il primo è che la gente non va quasi più al cinema, il secondo è quello che va a vedere. Film che di solito incassano cifre inversamente proporzionali ai finanziamenti che ottengono dallo Stato, girati per lo più a Roma, recitati in romanesco, che parlano di coppie di 40-50enni in crisi, che vivono fra attici e ristoranti, che stanno per divorziare, o hanno divorziato o si sono rimesse assieme dopo il divorzio, che litigano, litigano sempre, urlano, si rinfacciano le cose, mettono di mezzo i figli, poi urlano ancora, se non c'è Favino c'è una delle sorelle Rohrwacher, poi urlano ancora, e finisce sempre che in Italia la colpa o era di Berlusconi o è dei fascisti.
Più o meno quello che è successo l'altra sera strano che non c'era nemmeno una Rohrwacher in un ristorante romano, all'Aventino, quando due «ex», l'attrice Micaela Ramazzotti, che era con il nuovo compagno, e il regista Paolo Virzì, che era con i figli, si sono incontrati per caso e hanno iniziato a litigare violentemente, a urlare, a rinfacciarsi di tutto, sono volati piatti, sedie, cellulari, sono arrivati i Carabinieri e un'ambulanza.
Tra le due famiglie di Ferie d'agosto, quella burina di destra e quella intellettuale di sinistra, loro appartengono alla seconda; ma poi si comportano come
la prima. Vogliono fare i film d'essai e vivono come i cafoni dei cinepanettoni. Che odiano.Come ha detto uno che ha assistito alla scena e ci ha subito telefonato: «Li vedrei bene in un film di Virzì e della Ramazzotti».
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