"Grazie ai medici che mi hanno aiutato". Il discorso natalizio di Carlo III

Il Re ha rivolto un discorso molto toccante alla nazione, in cui ha ricordato le persone che gli sono state vicine durante il periodo della malattia

"Grazie ai medici che mi hanno aiutato". Il discorso natalizio di Carlo III

Il discorso natalizio che Carlo III ha pronunciato dalla Fitzrovia Chapel è molto personale. In diversi passaggi dell’intervento, infatti, Sua Maestà ha rievocato i momenti relativi alla diagnosi di cancro e all’inizio delle cure, ringraziando i dottori e i familiari che lo hanno supportato nel lungo, difficile percorso, non ancora concluso, verso la guarigione.

“Un grazie sincero”

“Tutti affrontiamo qualche tipo di sofferenza a un certo punto della nostra vita, che sia mentale o fisica”, ha detto Carlo III nel suo tradizionale discorso di Natale, registrato nel dicembre 2024 e mandato in onda alle 15 in punto (orario di Londra) del 25 dicembre 2024. “Il grado di aiuto che ci diamo l’uno con l’altro e da cui traiamo sostegno l’uno dall’altro, che siamo persone di fede o meno, è la misura della nostra civiltà come nazioni”.

Il Re ha messo al centro del suo discorso, citato dal People e da “1News” l’altruismo, la solidarietà, la generosità come ideale unità di misura della nostra cultura, del livello raggiunto come civiltà umana e come cittadini di un Paese. “Questo è ciò che mi stupisce continuamente, quando la mia famiglia e io incontriamo e ascoltiamo quanti dedicano la loro vita ad aiutare gli altri”.

Il discorso del sovrano ha poi portato l’ascoltatore su un piano più personale, più intimo, rammentando il periodo della malattia, della sua richiesta di aiuto, ascoltata dai medici, dai parenti, dalle tante persone che gli hanno fatto sentire la loro vicinanza: “Da un punto di vista personale voglio offrire un grazie speciale e sincero ai dottori e agli infermieri altruisti che quest’anno hanno supportato me e altri membri della mia famiglia attraverso le incertezze e le ansie della malattia e hanno dato aiuto, garantendoci la forza, l’assistenza e il conforto di cui abbiamo bisogno”.

Il chiaro riferimento, in questo passaggio, è a Kate Middleton, che ha ricevuto una diagnosi di tumore, come il suocero e alla regina Camilla, che lo scorso novembre ha dovuto annullare i suoi impegni a causa di una polmonite. Carlo III ha proseguito: “Sono anche profondamente grato a quanti ci hanno offerto le loro parole gentili di solidarietà e incoraggiamento”.

Contro tutte le guerre

Sua Maestà ha voluto, poi, ricordare il viaggio in Australia dello scorso ottobre, sottolineando “quanto la diversità di cultura, etnia e fede offra forza, non debolezza”. Ricollegandosi al discorso dell’importanza delle differenze e della molteplicità il Re ha spostato l’attenzione sulle guerre che stanno insanguinando il mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente e che, per definizione, sono un tentativo di annientamento, di eliminazione di chi viene considerato opposto, diverso, quindi nemico, che sia per ragioni politiche, religiose, di razza: “In questo giorno di Natale non possiamo fare a meno di pensare a quelli per cui i devastanti effetti del conflitto, in Medio Oriente, nell’Europa centrale, in Africa e ovunque, rappresentano una minaccia quotidiana per quel che concerne la vita e i mezzi di sussistenza di così tante persone”.

A questo proposito Carlo ha rammentato il senso della vita di Gesù, il cui “esempio” è “senza tempo e universale. È entrare nel mondo di chi soffre, per fare la differenza nelle loro vite e, così, portare speranza dove c’è disperazione”. In tal senso il monarca ha evidenziato il vero significato della Natività: “Il messaggio degli angeli ai pastori, che dovrebbe esserci pace sulla terra, di fatto riecheggia in tutte le fedi e filosofie. Risuona vero ancora oggi per le persone di buona volontà in tutto il mondo. Ed è con questo [pensiero] nella mente che auguro a voi e a tutti quelli che amate un felicissimo e sereno Natale”.

Un’eccezione strategica

Quest’anno Carlo III ha deciso di rivolgere il suo discorso alla nazione non da Buckingham Palace o dal Castello di Windsor, come d’abitudine, bensì dalla Fitzrovia Chapel, ex cappella del Middlesex Hospital (ormai demolito), situata nel West End di Londra. La location, risalente al XIX secolo, è stata restaurata nel 2016 e ora è usata per mostre, concerti ed eventi della comunità, come ha spiegato la Bbc. È anche possibile visitarla e ammirarne le decorazioni in stile gotico revival e i mosaici di influenza bizantina

La scelta di registrare proprio in questo luogo il discorso natalizio non è casuale: Sua Maestà vuole che l’attenzione del pubblico si concentri sull’importanza della ricerca, delle cure mediche, sugli sforzi quotidiani del personale sanitario. Naturalmente è evidente anche il forte legame con la recente esperienza del Re, a cui è stato diagnosticato un cancro lo scorso febbraio.

Il biografo Robert Hardman ha spiegato al Daily Mail che Carlo III avrebbe selezionato la Fitzrovia Chapel anche per un motivo strategico: “Possono esserci dei vantaggi nel registrare il messaggio lontano [dal Palazzo]. Nel 2018 la Regina venne attaccata sui social media per aver chiesto 'generosità e altruismo' durante un discorso registrato nella White Drawing Room di Buckingham Palace. Gli antimonarchici si lamentarono del fatto che [Elisabetta] stesse parlando di fronte a 'un pianoforte dorato', un pezzo del XIX° secolo commissionato dalla regina Vittoria”.

Inoltre, ha puntualizzato Hardman, realizzando il discorso natalizio in un luogo diverso dai Palazzi reali ed “evitando la scrivania reale o i salotti, il Re ha schivato la dettagliata analisi delle foto e dei ritratti che sono nell’inquadratura e suggeriscono, così, chi ha (o non ha) il favore reale”. Un modo elegante per evitare le polemiche.

In ogni caso la decisione di pronunciare il discorso lontano dai Palazzi più celebri non è esattamente una rottura con la tradizione.

Ci sono già state altre eccezioni, come ha ricordato la Bbc: nel 2003 la regina Elisabetta registrò il suo intervento dalla caserma dell’esercito di Windsor, nel 2006 dalla Southwark Cathedral e nel 2010 da Hampton Court Palace.

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