L'inquietante caso di Mayerling: un mistero mai risolto

La morte dell’erede al trono dell’impero austro-ungarico, Rodolfo d’Asburgo-Lorena e della sua amante, Maria Vetsera, rimane uno dei casi di cronaca più inquietanti di fine Ottocento

Maria Vetsera
Maria Vetsera

Cosa accadde nella tenuta di caccia di Mayerling alla fine di gennaio del 1889? Come morirono l’arciduca Rodolfo d’Asburgo-Lorena, figlio dell’imperatrice Elisabetta d’Austria (la famosa Sissi) e alla sua amante, la baronessa Maria Vetsera? Ancora oggi queste domande non hanno una risposta certa. I tragici fatti di Mayerling sono diventati un vero e proprio cold case che ha ispirato romanzi e film. Al centro della storia c’è un erede al trono infelice che, forse, commise un estremo atto di ribellione contro un destino che non aveva scelto.

L’arciduca ribelle

Rodolfo d’Asburgo-Lorena (1858-1889) era l’unico figlio maschio dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta. Il padre voleva farne un futuro sovrano forte, tradizionalista, conservatore, dandogli un’educazione in linea con le regole e lo stile di vita dell’austera corte viennese. Al contrario sua madre, da sempre piuttosto insofferente alle regole di Palazzo, cercò di mediare tra i desideri dell’imperatore e le inclinazioni dell’erede al trono.

Rodolfo amava l’arte, la Storia (in particolare quella orientale) e le scienze naturali, specialmente la geologia, aveva un’indole incline al liberalismo, ma dovette mettere da parte queste passioni per dedicarsi a un tipo di istruzione giudicata più consona al suo ruolo. Aveva a cuore, proprio come sua madre, la questione dell’Ungheria e auspicava di poter realizzare, un giorno, delle riforme sociali ed economiche che modernizzassero il Paese. Insomma il suo pensiero politico era opposto a quello paterno.

Il 10 maggio 1881 Rodolfo sposò la principessa Stefania del Belgio, figlia di Re Leopoldo II. La giovane era stata scelta dall’imperatore Francesco Giuseppe in base a criteri precisi: era la discendente di un importante casato europeo, di religione cattolica e dal carattere docile. Il matrimonio, però, non fu felice, nonostante la nascita di una bambina, Elisabetta. L’erede al trono, deluso e inquieto, cercava continue distrazioni fuori dalla corte. Iniziò a frequentare prostitute e, pare, anche a fare uso di oppio. Avrebbe persino contratto la gonorrea, diventando sterile. Stessa sorte toccò alla moglie, a cui Rodolfo avrebbe trasmesso la malattia.

La coppia non poteva più assicurare un erede alla dinastia e questo sarebbe stato il colpo di grazia a un’unione già sfortunata. Tra la primavera e l’autunno del 1888 l’arciduca avrebbe iniziato a frequentare la diciassettenne baronessa Maria Vetsera (1871-1889), incontrata durante gli eventi mondani organizzati alla corte di Vienna. Non è chiaro se fra i due vi fu il classico colpo di fulmine, o se si trattò di un sentimento nato con il tempo. In ogni caso la loro storia non poteva avere alcun futuro: Rodolfo era sposato, la Vetsera fidanzata e minorenne. La passione, però, ebbe il sopravvento sul buonsenso e sulla ragion di Stato.

Insieme a Mayerling

Rodolfo e Maria decisero di incontrarsi nella tenuta di caccia di Mayerling, acquistata proprio dall’arciduca nel 1887. Era l’unico luogo in cui potessero rimanere soli, lontani dall’etichetta di corte e da una realtà che nessuno dei due accettava. Il 30 gennaio 1889 i loro cadaveri vennero ritrovati dal conte Hoyos, ospite dell’arciduca e dal servitore Loshek. La baronessa era distesa nuda sul letto e nella mano sinistra stringeva un fazzoletto. L’arciduca, invece, era alla destra della Vetsera, accasciato in avanti sul bordo del letto. Sui corpi sarebbero stati visibili i fori di due proiettili.

Avvertito della morte del figlio proprio da Sissi e per evitare uno scandalo, l’imperatore ordinò di seppellire in fretta Maria e di non fare parola della sua presenza a Mayerling. Si assicurò, poi, che nell’annuncio ufficiale il decesso di Rodolfo venisse attribuito a un aneurisma. Fin da subito, però, iniziarono a circolare voci di un complotto contro l’impero, di un possibile assassinio, magari per avvelenamento. Sui giornali e tra i cittadini si fece strada anche l’ipotesi del suicidio. Dopo l’esame effettuato dai medici di corte sui corpi la Hofburg dovette riconoscere pubblicamente che l’erede al trono si sarebbe tolto la vita, pur continuando a omettere il nome di Maria Vetsera, che venne fuori solo in una fase successiva.

La versione ufficiale, suffragata anche dalla presenza di due lettere scritte a Rodolfo, una indirizzata alla madre, l’altra alla moglie, non placò del tutto quanti ritenevano fondata la teoria dell’avvelenamento, in particolare la possibilità che fosse stata la Vetsera a uccidere in tal modo l’amante. Ciò, in parte, sarebbe dovuto anche a un equivoco: quando Hoyos e Loschek scoprirono i corpi di Rodolfo e Maria la stanza era immersa nella semioscurità e accanto all’arciduca c’era un bicchiere vuoto, che fece subito pensare all’ingestione di una sostanza fatale. Solo in un secondo momento i due avrebbero notato i fori dei proiettili.

La confusione che ne seguì, insieme al vero e proprio depistaggio orchestrato dall’imperatore, rese ancora più caotica la ricostruzione degli eventi da parte della stampa dell’epoca. Così la tesi del veleno arrivò su tutti i giornali e fu accettata da una parte dell’opinione pubblica, generando ulteriori ipotesi cospirazioniste. Francesco Giuseppe riuscì anche a ottenere dalle autorità ecclesiastiche un funerale religioso per il figlio, adducendo come motivazione una grave alterazione dello stato mentale al momento della morte. A quei tempi, infatti, ai suicidi veniva negato il rito funebre cattolico e la sepoltura in terra consacrata, poiché l'atto di togliersi la vita era considerato un peccato mortale.

Maria, invece, venne seppellita di notte nel cimitero dell’Abbazia di Heiligenkreuz, poco lontano da Mayerling, senza messa e senza lapide. Nel 1889 fu la famiglia Vetsera a far costruire per la giovane una tomba ancora oggi meta di pellegrinaggi da parte di quanti sperano di spiegare una volta per tutte il mistero di Mayerling.

L’ultima notte

Come si svolsero esattamente i fatti a Mayerling, nella notte fra il 29 e il 30 gennaio 1889? La teoria del suicidio è credibile? Secondo le ricostruzioni il 29 gennaio Rodolfo avrebbe invitato degli amici, tra cui il conte Hoyos (l’unico ospite che rimase a dormire nella tenuta), a una battuta di caccia a Mayerling. Maria sarebbe rimasta tutto il giorno negli appartamenti dell’arciduca e nessuno degli ospiti si sarebbe accorto della sua presenza (dettaglio che avrebbe poi facilitato l’occultamento del cadavere della baronessa).

Sembra anche che in quelle ore Rodolfo avesse deciso di rimandare a casa l’amante, forse spinto dal senso di colpa per quella relazione invisa alla corte austriaca. Maria, però, avrebbe insistito per rimanere e alla fine l’avrebbe avuta vinta. Quella notte l’arciduca avrebbe sparato alla tempia della baronessa e poi avrebbe rivolto l’arma contro se stesso. Questa è la versione comunemente accettata oggi. È evidente, però, l’assenza di diversi tasselli fondamentali: l’ora del presunto omicidio-suicidio, il movente e perfino la traiettoria del proiettile che avrebbe ucciso Rodolfo.

Infatti l’arciduca avrebbe vegliato per molte ore il cadavere di Maria prima di suicidarsi, forse con un colpo al cuore o alla testa, la dinamica non è chiara su questo punto. Secondo alcune teorie gli amanti avrebbero organizzato la loro fine con molti giorni di anticipo, secondo altre si sarebbe trattato di una decisione improvvisa. In ogni caso sarebbe stato l’arciduca, stanco di vivere, incapace di risollevarsi da un profondo stato depressivo, a pensare per primo di farla finita. Maria, rassegnata all’idea che la loro fosse una relazione proibita ma non all’idea di trascorrere il resto dei suoi giorni senza Rodolfo, avrebbe scelto di seguirlo anche nella morte.

Un movente politico?

All’ipotesi della tragedia romantica se ne affiancarono altre meno attendibili: Maria Vetsera sarebbe morta per le conseguenze di un aborto e Rodolfo, spaventato, si sarebbe suicidato. Questa dinamica, però, non spiega il foro di proiettile nella tempia della baronessa. Secondo un’altra tesi, invece, Rodolfo sarebbe stato assassinato da ufficiali austriaci a causa del suo sostegno agli ungheresi. Un complotto nato a corte di cui l’imperatore, naturalmente, sarebbe stato all’oscuro. Tuttavia il presunto omicidio politico appare una mossa poco lungimirante, perché avrebbe privato l'impero austro-ungarico, ormai in declino, del suo unico erede al trono diretto. Inoltre non sono mai emerse prove in tal senso e a giudicare da come si sarebbero svolti i fatti appare poco probabile, secondo gli storici, che questa sia la soluzione al mistero.

Una cosa sembra certa: Rodolfo era un giovane uomo infelice e depresso, uno spirito libero soffocato dal protocollo e dalle responsabilità del suo ruolo. Proprio come la madre, l’imperatrice Elisabetta. A quanto pare, poi, la famiglia imperiale gli avrebbe intimato di lasciare Maria Vetsera. Troppo fragile per lottare, l’arciduca non avrebbe retto alle pressioni, vedendo nella morte l’unico modo per affermare la sua volontà schiacciata dalle regole.

Dopo la tragedia l’imperatore Francesco Giuseppe fece ristrutturare il casino di caccia di Mayerling, trasformandolo in un convento per le suore carmelitane. Una sorta di gesto riparatore, una richiesta di perdono per l’anima di Rodolfo.

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