“Un re che si può toccare”. Carlo III riuscirà a salvare la monarchia?

Re Carlo III sta traghettando la monarchia verso il futuro usando il potere dell’immagine, ma non è detto che ciò riesca a salvare il declino della Corona

“Un re che si può toccare”. Carlo III riuscirà a salvare la monarchia?

Re Carlo III non si sottrae all’abbraccio della folla, si fa persino baciare, permettendo alle persone che incontra di infrangere il protocollo, di avvicinarsi a quello che un tempo era un mondo distante anni luce dalla quotidianità dei “commoner”. Non sembra che Sua Maestà voglia osservare il suo regno rimanendo seduto sul trono, (sebbene questo rimanga un simbolo imprescindibile del potere monarchico), da una prospettiva che lo pone al di sopra degli altri. Preferirebbe, invece, il contatto con gli altri, stare in mezzo alla gente. Essere un re e un uomo allo stesso tempo. Questo è il messaggio che comunicherebbe anche la sua immagine, dalle nuove monete al primo ritratto ufficiale come monarca. Non si tratta solo di basso profilo, o di monarchia “snella”, ma di una precisa linea politica che ha come scopo la sopravvivenza della Corona. Anche a costo di perdere il fascino della regalità.

Un bacio al nuovo re

Suscitò sorpresa e anche tenerezza il bacio che una donna, Jenny Assiminios, diede a re Carlo III poche ore dopo la morte della regina Elisabetta, avvenuta lo scorso 8 settembre. Il sovrano si trovava di fronte a Buckingham Palace per salutare le persone accorse a rendere omaggio alla regina scomparsa, quando la signora Assiminios si sporse dalle transenne per abbracciarlo e baciarlo. Gesti impensabili nella seconda era elisabettiana. Ma Carlo non si negò a quella dimostrazione d’affetto e solidarietà. In quel momento non era solo il nuovo re, ma un uomo che affrontava la perdita di una persona cara. La Assiminios, infatti, spiegò ai tabloid: “Non avrei mai pensato di baciare un re, ma lui sembrava triste e ho provato l’impulso di confortarlo per la morte della madre. Gli ho chiesto: ‘Posso baciarla?’ e lui mi ha risposto di sì…”.

Carlo III ha mostrato il suo lato umano, quello che di solito i sovrani dovevano nascondere, soprattutto in passato, per obbedire alla ragion di Stato che li voleva forti, risoluti per difendere il trono e il regno. I tempi, per fortuna, sono cambiati: in linea generale non ci sarebbero rischi di detronizzazioni (anche sanguinose), come accadeva secoli fa. Carlo III può permettersi di mostrare la sua fragilità, la sofferenza per la perdita della madre. In realtà questa non è una debolezza (non più, almeno), ma una grande libertà su cui il re può costruire un nuovo tipo di monarchia.

L’impassibilità della regina Elisabetta

La regina Elisabetta è sempre stata piuttosto restia a mostrare i suoi sentimenti in pubblico (tranne in rare occasioni), ma non certo per paura delle insurrezioni. La sua apparente impassibilità era un dovere e un segno di rispetto e devozione verso la Corona. Naturalmente ciò non significa che Carlo III non senta il peso della responsabilità. Sua Maestà, però, ha compreso che, ormai, la maschera dell’indifferenza può (e forse deve) essere tolta in molte più occasioni, poiché la gente non vuole più un monarca rinchiuso nello splendido isolamento del suo Palazzo. Oggi, poi, i re non sono più figure lontane, quasi idealizzate e mitiche, di fronte alle quali si provava un timore reverenziale (nei secoli passati era frequente incontrare persone che non sapevano neppure che faccia avessero i loro regnanti). I moderni mezzi di comunicazione li hanno “umanizzati”, resi più “veri”, calati nel mondo. Buona parte del loro mistero è stata svelata dalla radio, dalla televisione, da Internet. Insomma, i royal non possono (quasi) più nascondersi e, forse, non desiderano neanche farlo.

Monete e ritratti

Ci sono due elementi, molto potenti, su cui re Carlo III può intervenire per rendere la sua immagine più amichevole e vicina al popolo, creando un precedente per i futuri sovrani: le monete e i ritratti. Le prime passano di mano in mano tutti i giorni e sono ben visibili, qualcosa di cui non si può fare a meno. I secondi sono, invece, la rappresentazione ufficiale del re, il modo in cui lui vuole farsi vedere e, quindi, essere ricordato. Teniamo anche conto del fatto che oggi i ritratti non sono solo opere d’arte appese nei palazzi e nei musei: sono virtualmente ovunque in ogni momento, basta accedere a Instagram, per esempio. La loro risonanza mediatica non ha confini.

Sua Maestà britannica non ignora questo potere e, infatti, ha studiato molto bene la sua immagine regale: sulle monete e nel ritratto ufficiale realizzato da Alastair Barford per Illustrated Coronation Edition, numero speciale di Illustrated London News, Carlo III non indossa la corona e nel dipinto non porta neppure abiti ufficiali, però ha al polso il braccialetto regalato dal leader dell’Amazzonia Domingo Peas. Il re non ha bisogno degli emblemi del potere e non solo perché tutti lo riconoscono al primo sguardo: attraverso l’abbigliamento borghese il monarca ci vuole ricordare che è prima di tutto un essere umano e, come tale, sente il dovere di lottare per il bene del pianeta. La sua corona è ben poca cosa di fronte al destino dell’umanità intera. Con un solo ritratto e senza usare parole Carlo III ha rinnovato l’immagine dei re inglesi, dell’istituzione ed espresso ancora una volta la sua posizione sul delicato tema dell’ambiente, che promette di essere centrale nel suo regno.

Infrangere la tradizione

Re Carlo ha infranto la tradizione per crearne una nuova. Una specie di ciclo di morte e rinascita che coinvolge la monarchia con una fondamentale accortezza: nessuna modifica o eliminazione di ciò che è diventato anacronistico deve intaccare l’identità, il senso dell’istituzione. Nel suo primo viaggio da sovrano d’Inghilterra in Germania Sua Maestà ha ribadito i cambiamenti apportati al concetto di regalità, stringendo mani, parlando in tedesco, lasciandosi fotografare con i cellulari, rifiutando di guardare la folla da un piedistallo. Il Bild, riporta l’Ansa, ha addirittura titolato: “Un re che si può toccare”.

Basterà a salvare la Corona?

Carlo III ha voluto e dovuto apportare modifiche al modo in cui il suo ruolo e la sua immagine vengono percepiti. La Gran Bretagna sta affrontando un periodo complicato dal punto di vista economico e sociale e gli inglesi hanno bisogno di un re attento, presente. A tal proposito, dopo la morte di Elisabetta II, lo storico Paul Kennedy disse al Corriere.it: “Perdiamo una regina amata dal popolo e che era un faro di stabilità in un momento molto difficile per la Gran Bretagna…Ma io ho fiducia in re Carlo III…Dovrà lavorare per costruirsi un’immagine di imparzialità simile a quella di sua madre”, tuttavia “credo che la monarchia, pur perdendo peso, possa ancora essere un collante…Non è immaginabile che venga sostituita a breve termine da un’altra struttura istituzionale”.

Magari la Corona perderà ciò che rimane del suo mistero, forse il suo fascino verrà offuscato dalla nuova aura borghese, come messo in luce da Vittorio Sabadin su FanPage, ma potrà continuare a esistere.

Forse non ne leggeremo più le storie come fossero favole, ma potremmo ancora rispecchiarci in esse. “Carlo sarà diverso”, dichiara Kennedy, “la monarchia conterà di meno. Ma credo che possa avere comunque successo”.

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