William e Kate preparano lo sbarco negli Usa. Così fanno guerra a Harry e Meghan

I principi di Galles vorrebbero portare i loro progetti benefici negli Stati Uniti e qualcuno è certo che dietro questa mossa si nasconda una precisa strategia di guerra contro i Sussex

William e Kate preparano lo sbarco negli Usa. Così fanno guerra a Harry e Meghan

La faida tra Windsor e Sussex potrebbe presto trasformarsi in una sorta di Risiko royal, in cui due “eserciti” contrapposti, quello di William e Kate da una parte e quello di Harry e Meghan dall’altra, si sfidano a colpi di iniziative benefiche internazionali. Sembra, infatti, che i principi di Galles stiano considerando l’idea di portare negli States alcuni dei loro progetti, in particolare quelli inerenti al tema della salute mentale. Negli Usa, però, vivono i duchi di Sussex, che stanno cercando di costruirsi una carriera da filantropi fondata soprattutto sulla questione del benessere psicologico dei giovani. Il dubbio è che il legittimo desiderio di William e Kate di dare una eco più ampia al loro lavoro possa far parte, in realtà, di una tattica per tentare di battere i duchi sul loro stesso terreno.

Un marchio americano per William e Kate

Secondo il Daily Mail l’US Patent and Trademark Office, ovvero l’agenzia statunitense che si occupa della registrazione di marchi e della concessione di brevetti, starebbe per approvare l’iniziativa dei principi di Galles per la creazione di un nuovo marchio collegato alla Royal Foundation. Il Mail On Sunday sostiene che William e Kate avrebbero lavorato tutta l’estate a questa iniziativa, anche durante le vacanze, in modo da accorciare i tempi il più possibile. Per la verità i principi avrebbero tentato già lo scorso anno di veder riconosciuto il loro marchio negli States, ma nel marzo 2024 la loro richiesta sarebbe stata respinta per motivi tecnici. Lo stesso mese Kate ha rivelato pubblicamente la sua diagnosi di cancro. Di conseguenza i piani si sarebbero arenati per circa cinque mesi, fino alla fine delle cure della principessa. In più all’inizio Kensington Palace avrebbe depositato la documentazione per un progetto inerente alla lotta contro il traffico illegale di specie selvatiche. L’obiettivo, però, sarebbe cambiato in corso d’opera: ora il nuovo marchio dovrebbe focalizzarsi completamente sul tema della salute mentale.

A “casa” dei Sussex

L’idea è molto interessante e ambiziosa. Negli Usa, però, ci sono già Harry e Meghan. La coppia ha concentrato oltreoceano tutti gli sforzi sulla costruzione di una nuova immagine a metà tra il glamour hollywoodiano e l’eleganza regale. I duchi punterebbero, quasi per paradosso, a trasformare il loro titolo e i loro nomi in un sinonimo di Stati Uniti, di essenza americana. In più uno degli argomenti cardine del loro impegno filantropico è proprio la salute mentale. Naturalmente i principi di Galles hanno tutto il diritto di spostare le loro campagne benefiche dove ritengono più opportuno, ma non è escluso che il nuovo marchio possa aprire un nuovo capitolo nella faida tra William e Harry. I tabloid hanno accennato anche a un eventuale, futuro viaggio di William e Kate negli States (l’ultimo è stato nel 2022, per l’Earthshot Prize di Boston). Tuttavia è prematuro parlarne: la principessa non si è ancora ripresa del tutto dopo la chemioterapia e non ci sono, al momento, annunci ufficiali relativi al nuovo marchio.

Un segnale di speranza

Sempre stando al Daily Mail nei documenti presentati all’US Patent and Trademark Office i principi di Galles avrebbero incluso la richiesta di “numeri di gara stampati, abbigliamento, calzature, copricapi”. Ciò farebbe pensare alla possibile organizzazione di una maratona benefica negli Stati Uniti. Inoltre tutti questi preparativi sono di buon auspicio per quel che concerne la ripresa di Kate Middleton e il suo ritorno al lavoro. A tal proposito l’esperto reale Richard Palmer ha commentato al Daily Mail: “Date le speculazioni secondo cui la principessa potrebbe non ritornare mai al lavoro a tempo pieno, questo è un segno positivo che lei e William sperando di espandere la Royal Foundation negli Stati Uniti. Forse c’è la volontà di elevare il profilo [della fondazione] per inserirsi tra i filantropi americani?”. Joe Little, di Majesty Magazine, ha dichiarato: “È un altro segnale del fatto che la principessa sia in via di guarigione…possiamo interpretarlo come un passo positivo”.

Dopo l’Africa gli Stati Uniti

A ben pensarci gli Stati Uniti potrebbero diventare il secondo terreno di scontro tra William e Harry. Fatta eccezione per il Regno Unito (visto che i Sussex lo hanno lasciato dopo la Megxit) i fratelli si sarebbero già contesi l’Africa, la terra che li ha accolti subito dopo la morte di Lady Diana e che sta loro a cuore. Infatti nel 1997 Carlo III, per strappare i figli all’attenzione dei media e al clamore suscitato dall’incidente dell’ex moglie, decise di portarli con sé in Sudafrica. In quel frangente sarebbe nato, in entrambi, il grande amore per questo continente. Nel memoir “Spare” il principe Harry ha ricordato una presunta battaglia con il principe di Galles per una sorta di spartizione delle aree geografiche in cui la royal family voleva sviluppare dei progetti filantropici: “Willy...diceva che l’Africa era sua…Era convinto di avere tutto il diritto di dirlo perché era l’erede. Aveva la prerogativa di porre un veto alle mie attività, ed era intenzionato…addirittura a ostentarla…Un giorno eravamo quasi venuti alle mani davanti ai nostri amici d’infanzia…Uno di loro aveva chiesto: ‘Perché non potete lavorare tutti e due con l’Africa?’. Willy era esploso…‘Perché i rinoceronti, gli elefanti, sono miei!’”. Questa, però, è la versione di Harry. Il principe William non ha, finora, fornito un suo resoconto dei fatti.

William e Kate possono vincere la sfida

Gli americani sarebbero stanchi del sensazionalismo di Harry e Meghan, della caparbietà con cui hanno ripetutamente colpito la royal family, ma anche dei grandi annunci a cui non sempre fa seguito un’azione pianificata che li converta in qualcosa di concreto. Meno parole, più fatti, insomma. In un certo senso i Sussex rappresentano l’ombra della regalità, mentre William e Kate ne sono la luce, i “diamanti” della Corona. Oltreoceano sarebbero molto apprezzate la loro dignitosa compostezza e il fascino silenzioso, ammirati i gesti misurati, fatti al momento giusto. Nei principi di Galles non si intravede la smania di protagonismo, l’impazienza di catturare le luci della ribalta. I futuri sovrani puntano su un percorso verso i loro obiettivi costruito con meticolosità, per questo più lento, ma dai risultati certi, d’impatto. Il loro senso del dovere, poi, li rende credibili. L’esperto reale Nathan Kay ha spiegato sull’Express: “Mentre Harry e Meghan sono occupati a creare scompiglio in California, sembra che il vero gioco di potere si stia svolgendo in modo più silenzioso e molto più garbato in Gran Bretagna”.

Una “masterclass” in regalità

Se William e Kate riusciranno a esportare, diciamo così, i loro progetti benefici negli Stati Uniti, potrebbero assestare un duro colpo alla reputazione non proprio salda dei duchi di Sussex. Nathan Kay ha dichiarato: “Il principe William e la principessa Kate sono pronti a dare ai loro parenti ormai lontani una masterclass sul modo in cui la regalità, la vera regalità, dovrebbe essere”. Una vera e propria lezione di nobiltà. “Al contrario dei Sussex l’approccio di William e Kate è basato sull’eleganza discreta, l’apprezzamento del dovere e la capacità di farsi rispettare senza il bisogno dei drammi alimentati dai tabloid”, ha commentato l’esperto, sottolineando anche l’importanza del nuovo marchio per l'intera istituzione: “La recente mossa di William e Kate per espandere la loro fondazione benefica negli Stati Uniti…è un promemoria del fatto che il nome dei Windsor ha ancora peso, un peso importante, quando viene esercitato con un po’ di classe.

Dopo la soap opera portata avanti dai Sussex negli ultimi anni, un periodo durante il quale la monarchia è stata esaminata in maniera implacabile, i piani di William e Kate per inserirsi nella sfera filantropica americana sembra la risposta educata della monarchia”.

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