Di Pietro fa la vittima: "Falso dossier su di me"

Secondo l'ex pm circolerebbe nelle redazioni dei giornali un falso dossier in cui si sostiene che lui sia stato prezzolato dalla Cia per abbattere la Prima Repubblica per conto di americani e mafia. Di Pietro: "E' un bidone"

Di Pietro fa la vittima: "Falso dossier su di me"

Roma - Un dossier scottante, secondo l'ex pm molisano, starebbe facendo il giro dellle redazione di tutto il Paese. "Da giorni si aggira per le redazioni dei giornali e nel circuito politico della Capitale uno strano personaggio che sta offrendo a buon mercato un dossier di 12 foto che mi ritrarrebbero insieme indovinate a chi? No, niente escort. I miei interlocutori sarebbero, anzi sono, il colonnello dei Carabinieri Mori ed il questore della polizia di Stato Contrada. Insieme a loro nella foto ci sarebbero anche alcuni funzionari dei servizi segreti". Lo annuncia Antonio Di Pietro che, dal suo blog, aggiunge che "naturalmente un acquirente si è subito fatto avanti: il solito quotidiano che, pur di buttare fango sul sottoscritto, acquista qualunque cosa, anche a prezzi esorbitanti, costi che poi si sommeranno a quelli che dovrà pagare per la querela che farò, e che si aggiungerà alla denuncia che ho già provveduto a depositare alla magistratura, perchè questa volta sono venuto a conoscenza per tempo della trappola".

Al soldo della Cia per abbattere la Prima Repubblica "Il copione - dice il leader Idv - si sta per ripetere anche questa volta, come per tutte le fasi elettorali precedenti. Questa volta il "bidone" che il solito giornale sta costruendo è davvero sporco e squallido: quello di voler far credere, utilizzando alcune foto del tutto neutre, che io sia o sia stato al soldo dei servizi segreti deviati e della CIA per abbattere la Prima Repubblica perchè così volevano gli americani e la mafia. Certo che ce ne vuole di fantasia... e anche di arroganza per ritenere che gli italiani siano tutti così allocchi da bersi una panzana del genere". "Vi anticipiamo il giochino che stanno mettendo in piedi", dice Di Pietro che si riferisce agli scatti che lo riguarderebbero rivelando che "ne hanno acquistate 4 di foto e, prima delle elezioni, le pubblicheranno. Questi scatti dovrebbero servire per veicolare il seguente teorema: siccome Mori è finito indagato per la nota vicenda delle agende rosse e Contrada è stato condannato per fatti di mafia, Di Pietro ha avuto a che fare, pure lui, con queste vicende. Siccome poi c’erano anche funzionari dei Servizi insieme a costoro, vuol dire che Di Pietro stava macchinando con qualche potenza straniera, se non addirittura con la mafia".

"Erano solo accertamenti" "La verità, ovviamente, è molto più lineare e banale: all’epoca io ero un magistrato inquirente che svolgeva le indagini, chiedeva arresti e poi li faceva eseguire. Indovinate da chi? Dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, ovviamente, ed anche dalla Guardia di Finanza.

Il colonnello Mori e il questore Contrada erano appunto esponenti di primo piano dei predetti organi ed è sicuramente capitato, anche se io ora, a distanza di quasi vent’anni, non ricordo tutte le circostanze, che a volte abbia chiesto anche agli Uffici da loro diretti, oltre ad una miriade di altri, di svolgere accertamenti e di eseguire provvedimenti".

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