Pioggia di «scatti» su Milano

L’interpretazione che i fotografi danno del mondo è discreta e incantata; è la memoria che resta dopo di noi. E se Henri Cartier-Bresson fu soprannominato «lo sguardo del secolo», per quel che ha saputo lasciare del Novecento, molti autori d’oggi hanno ereditato dall’artista francese quel bisogno di registrare la realtà attraverso gli occhi ma anche attraverso il cuore. Da Milano a Petra agli States, una serie di mostre in città racconta questo modo di osservare luoghi e persone, diverso per ogni reporter eppure per tutti intriso di scoperte e illuminazioni. Come le sensazioni provate da Renato D’Agostin fotografando Tokyo. La sua personale, allo Spazio Forma da domani al 7 marzo (02-58118067), restituisce un Giappone in bianco e nero, dove un’umanità eterea si muove sugli sfondi stranianti delle architetture moderne; dove la geometria degli spazi resi irriconoscibili dalle inquadrature incide gli scatti e genera atmosfere surreali. La realtà fermata da questo giovane autore, che ha già all’attivo numerose mostre e pubblicazioni, è quanto di più lontano ci possa essere da uno stereotipo. Diverso è il lavoro di Alec Soth esposto alla Triennale fino al 21 marzo (02-724341): due serie per noi inedite, composte da 40 scatti di grandi dimensioni, raccontano due luoghi di frontiera e le persone che li frequentano: il fiume Mississippi, «Padre delle Acque», con i suoi paesaggi brulli e le foschie, con i soggetti ambientati in interni minimali e scarni che ne evidenziano l’intensità del carattere; e le Cascate del Niagara, indagate puntando più sull’uomo, sulle sue relazioni e sulle storie che rivela attraverso oggetti e piccoli fatti. Prendendo appunti sulla quotidianità si muovono i 55 fotografi protagonisti della collettiva «Prima Visione 2009», alla Galleria Bel Vedere fino al 27 febbraio con ingresso libero (02-45472468). La mostra, realizzata in collaborazione con il Gruppo redattori iconografici nazionale (Grin), raccoglie immagini recenti del capoluogo lombardo visto come terreno di riflessione da percorrere, osservare, interrogare, giudicare. Tra i grandi maestri, Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Luca Campigotto, Massimo Siragusa, Francesco Radino che ritrae un barbone di passaggio davanti a dei carabinieri, Gabriele Basilico che ferma dall’alto il cantiere Garibaldi-Repubblica. Molti i giovani. Interessante lo scatto di Marco Capovilla, di una Milano che sembra New York dominata da un grande manifesto pubblicitario, o l’opera tratta dalla serie «Omaggio a Sironi» di Gabriele Croppi, ispirata alla celebre sequenza del pittore sulle periferie urbane. Ancora diverso è il mondo visto da Angelo Mereu. Il reportage, esposto nel suo negozio-atelier di via Solferino 22A fino ad aprile (02-653770), ci porta nel deserto che circonda Petra, in Giordania. Il fotografo sardo milanese d’adozione, noto per le immagini dell’isola natale, per quelle realizzate con il cellulare o per il pluriennale lavoro sui manifesti pubblicitari di Armani, guarda questi luoghi da innamorato, con gli occhi inondati dalla luce del tramonto, dai colori caldi, da forme incerte e incombenti.

Chiudono la carrellata tre mostre non meno interessanti: all’Acquario Civico (02-88465750), ingresso libero per l’esposizione «4 fotografi guardano l’acqua», aperta fino al 18 marzo, con opere di Fausto Foddai, Walter Ricardo Frantone, Claudio Polo e Luciano Zuccaccia; Francesco Gattoni alla Galleria Fnac di via Torino dal 18 febbraio al 17 marzo (02-869541), che coglie l’isola di Cuba in bianco e nero; il colorato lavoro di Giovanna Andry «Regine» dal 12 febbraio alla Sala Espositiva CreatiCityGate di viale Pasubio 14 (338.9954830), con i suoi ritratti alle drag queen del Gran Gala di Las Palmas de Gran Canaria, uno dei carnevali più noti al mondo.

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