Pneumatici amici del borsellino

Diego Luigi Marin

I prezzi dei carburanti sempre più caldi, l’obbligo di contenere le emissioni inquinanti e la ricerca di fonti alternative al petrolio. È il triangolo nel quale si dibatte il settore energetico nazionale, tuttora dipendente dall’estero per l’85% degli approvvigionamenti e, in particolare, dal greggio, che rappresenta il 44% della richiesta totale. E mentre l’affermazione di nuovi carburanti non appare così vicina, il mercato vede il costo medio del greggio continuare a salire. «La domanda - dice Pasquale De Vita, presidente dell’Unione petrolifera - probabilmente salirà fino al 2010 per poi scendere negli anni successivi. Di certo, l’imporsi di nuovi prodotti per l’autotrazione richiederà ancora del tempo». Ma se per l’idrogeno l’orizzonte temporale appare non inferiore ai 15 anni, migliori prospettive si delineano per i biocarburanti. «L’industria petrolifera - aggiunge De Vita - è già pronta a soddisfare il dettato normativo che prevede dal primo luglio l’obbligo di immettere al consumo l’1% di biocarburanti; resta il fatto che non disponiamo di sufficiente materia prima, e dunque dipendiamo dalle importazioni. Inoltre, senza un adeguato sostegno fiscale, questi prodotti non sono competitivi con quelli tradizionali, costando dal 30 al 70% in più». E pure gli agricoltori andrebbero incentivati per convertire utilmente le colture.
Forme alternative al petrolio praticabili nell’immediato vengono dall’impiego del gas: è il Gtl, ove l’acronimo nient'affatto nuovo sta per Gas to liquids, che può essere prodotto utilizzando il metano, le biomasse e pure il carbone. Il procedimento chimico fornisce nafta e diesel, utilizzabili negli impianti e nei motori già in uso, senza modifiche, anche mescolati con i rispettivi omologhi convenzionali.
«Il Gtl - conferma De Vita - sta riscuotendo un crescente interesse da parte delle compagnie petrolifere, che investono sempre di più in questo settore». La tecnologia sta infatti riducendone i costi di produzione e il Gtl, al crescere della domanda di diesel e in presenza di standard sempre più stringenti in materia di emissioni, può diventare una valida soluzione. Sebbene più costoso, è un carburante più pulito, virtualmente privo di zolfo e sostanze aromatiche. La direttiva europea 2003/17/Ce ha imposto già dall’inizio dello scorso anno la commercializzazione di carburanti a basso contenuto di zolfo, tenendo conto delle qualità di greggio offerte dal mercato, per l’80% medio-pesanti e dunque tali da richiedere appositi trattamenti per ridurne la presenza. «Va detto - sottolinea il presidente dell’Up - che il nostro sistema di raffinazione è all’avanguardia in Europa ed è in grado di soddisfare la domanda sempre più orientata verso prodotti leggeri». Lo scorso anno oltre 107 milioni di tonnellate di materia prima sono state lavorate, producendo più di 20 milioni di tonnellate di benzina e 38 di gasolio. «Il 60% degli investimenti complessivi delle aziende del settore negli ultimi 10 anni, per un totale superiore a 11 miliardi di euro, ha riguardato interventi sugli impianti, tutti nell’ottica della tutela ambientale». Così, nella composizione del barile raffinato il peso dei distillati medi è destinato ad aumentare, e si prevede che la produzione di benzina, nell’arco dei prossimi tre lustri, scenda di oltre il 30%, sotto i 9 milioni di tonnellate.
«Di contro - osserva De Vita - la quota del gasolio dovrebbe crescere almeno fino al 2010, allorché il progressivo spostamento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia o alla nave, dovrebbe mutare la tendenza». Guardando alla realtà immediata, il trend che andrebbe moderato è l’aumento dei prezzi dei carburanti. «Servono misure - ribatte De Vita - che rendano più trasparente ed efficiente il mercato. La sola ricetta per contenere i prezzi al consumo in una congiuntura come l’attuale è proseguire nell’opera di modernizzazione della rete di distribuzione verso modelli più funzionali alle esigenze di oggi».

Dalle apparecchiature self-service, che permettono risparmi fino a 5 centesimi al litro, alle modifiche normative auspicate dall'associazione: «Aggiustamenti tali da equiparare obblighi e prerogative delle stazioni di servizio rispetto agli altri operatori del commercio, che oggi possono contare su regole sicuramente più flessibili».

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