La bomba tassi sulle famiglie: 15 miliardi di rate non pagate

La Bce verso altri rialzi senza fare i conti con la realtà. Sileoni (Fabi): "Non fanno calare i prezzi e creano difficoltà"

La bomba tassi sulle famiglie: 15 miliardi di rate non pagate
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Il conto è arrivato a quota 14,9 miliardi di euro. Si tratta dei crediti deteriorati delle famiglie italiane aggiornati allo scorso marzo. Dentro questa enorme cifra, pari quasi a una manovra finanziaria, si contano 6,8 miliardi di mutui non pagati, 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e 4,3 miliardi relativi ad altri prestiti personali non restituiti. Le stime sono della Federazione autonoma bancari italiani, la quale specifica che di 14,9 miliardi, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 sono inadempienze probabili e circa 2 sono rate scadute.

Una situazione da non prendere sottogamba, determinata da una parte dall'inflazione che si mantiene tuttora a livelli elevati ed erode il potere di acquisto dei cittadini e, dall'altra, da rialzi vertiginosi dei tassi d'interesse della Banca centrale europea, che in appena 11 mesi ha portato il costo del denaro dallo 0 al 4 per cento, ed è andata a far lievitare le rate a tasso variabile.

Critiche all'approccio dell'istituto guidato da Christine Lagarde sono arrivate proprio dal sindacato dei bancari: «È ormai evidente che l'azione della Banca centrale europea per contrastare l'inflazione non sta generando i frutti sperati», ha spiegato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «i prezzi non calano significativamente e l'aumento così veloce del costo del denaro sta provocando un rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui che mette in difficoltà sia le famiglie sia le imprese».

Purtroppo, però, da Francoforte non arrivano segnali di uno stop alla marcia dei tassi: per la riunione del 27 luglio, infatti, è già stato annunciato un nuovo rialzo (probabilmente dello 0,25%) che porterà il costo del denaro al 4,25 per cento. Il tutto mentre l'industria e il Pil frenano in Europa e sempre più famiglie si trovano in difficoltà con le rate sulla casa. Qui in Italia, ad aprile scorso, su 425,5 miliardi di mutui erogati (50 miliardi in più, +13,4%, dal 2017) ben 140 miliardi (circa un terzo) è a tasso variabile e impattata significativamente dai continui rialzi della banca centrale. Per questo, a proposito dei nuovi rialzi al costo del denaro, Sileoni spera «in un ripensamento e, comunque, ci auguriamo che tutte le prossime decisioni siano assunte con maggiore cautela da parte della Banca centrale europea».

Lo studio della Fabi entra nel dettaglio anche per quanto riguarda la distribuzione territoriale del credito deteriorato. I dati che emergono sono in linea con il quadro demografico del Paese con la Lombardia in testa alla classifica dei crediti ammalorati con 2,6 miliardi, seguita da Lazio con 2 miliardi, Campania 1,4 e Sicilia 1,2. Poco sopra quota 1 miliardo la regione Veneto. Piemonte, Emilia Romagna e Toscana sono tutte sotto il miliardo.

Tra i rimedi allo studio, che vedono anche il governo in campo per trovare un sistema per congelare le rate dei mutui a tasso variabile, si è parlato nei giorni scorsi della possibilità di allungare la durata dei mutui per mantenere la rata a un livello sostenibile. Le banche hanno aperto a questa possibilità, ma la Fabi predica cautela.

«Lo spalma-mutui non è privo di rischi né è un'operazione a costo zero», osserva Sileoni, perché «l'allungamento del piano di rimborso di un mutuo a tasso variabile comporta infatti un maggior ammontare di interessi da pagare alla banca oltre al fatto che ci si pregiudica la possibilità di poter beneficiare, nel medio-lungo periodo, di un'auspicabile riduzione dei tassi d'interesse».

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