Così l'energia nucleare può trainare l'occupazione in Italia

Uno studio di EY stima gli effetti di un ritorno dell'energia atomica in Italia: più posti di lavoro e 45 miliardi di valore aggiunto generati

Così l'energia nucleare può trainare l'occupazione in Italia
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L’alternativa a gas e petrolio? Si chiama nucleare. È quanto emerge dall’ultimo report Ey intitolato «L’energia nucleare è sul punto di una rinascita». Secondo un’analisi del colosso della revisione, l’energia atomica, attualmente sfruttata da 32 Paesi con una capacità di 413 GW, è un elemento determinante nella transizione dai combustibili fossili a fonti pulite e sicure in grado di contrastare i cambiamenti climatici. Grazie al nucleare, si possono evitare 1,5 gigatonnellate di emissioni globali e diminuire la domanda globale di gas di 180 miliardi di metri cubi all’anno.

La società britannica ha stimato un’incidenza positiva di 15,9 miliardi di euro nell’economia europea, a cui andrebbero aggiunti 70mila nuovi occupati all’interno dell’Ue. In Italia, principale Stato membro a beneficiarne, l’impatto economico si aggirerebbe intorno ai 45 miliardi di valore aggiunto generati e più di mezzo milione di posti di lavoro creati entro il 2050, oltre a circa 52mila nuovi assunti a tempo pieno nel breve periodo grazie all’immediata fase di costruzione. Inoltre, simulando uno scenario basato sulle fonti rinnovabili e sulle centrali convenzionali, si otterrebbe un risparmio di 400 miliardi. «Il Paese – evidenzia Paola Testa di EY Europe – dispone già di forti competenze in materia, soprattutto sulla filiera, ma sarà fondamentale consolidare gli investimenti e superare le sfide legate all’adozione di tale tecnologia per trasformarle in opportunità di crescita e sviluppo».

C’è sempre spazio per migliorare, a partire dal contributo della ricerca (l’Italia detiene il 60% delle pubblicazioni scientifiche) e dai costi, ma anche la gestione dei rifiuti, su cui il nostro Paese sta facendo importanti passi in avanti con la pubblicazione dell’elenco dei 51 siti scelti per lo stoccaggio delle scorie. Bisogna poi considerare l’orientamento dell’opinione pubblica e dei governi europei sul tema, storicamente spinoso.

La Spagna, per esempio, ha annunciato a dicembre che entro il 2035 chiuderà tutti gli impianti, seguendo la decisione della Germania che ha smantellato gli ultimi reattori

nel 2023. Gli italiani, invece, sono favorevoli al nucleare: il 54% si dice d’accordo, purché influisca sul taglio delle bollette, mentre il 20% vorrebbe un ritorno a prescindere. Solo il 26% è contrario.

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