Dazi Ue sulle auto elettriche cinesi: Pechino ricorre al Wto

La Cina fa ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio: "Grave violazione delle norme". Europa al bivio sulle strategie da adottare nei confronti del Dragone

Dazi Ue sulle auto elettriche cinesi: Pechino ricorre al Wto
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Il Dragone si ribella ai dazi Ue sulle proprie auto elettriche e riapre così il braccio di ferro commerciale con il Vecchio Continente. La Cina ha infatti annunciato di aver fatto ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) in seguito alla decisione dell'Unione europea di imporre a luglio dei dazi sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi. A comunicare la decisione è stato lo stesso ministero del Commercio della Repubblica Popolare, con motivazioni dalle quali trapela tutto il fastidio di Pechino.

Per il governo cinese - si legge infatti in una nota dell'agenzia ufficiale Xinhua - la decisione dell'Ue "è priva di basi concrete e legali, costituisce una violazione grave delle norme del Wto e compromette la cooperazione a livello globale nella lotta ai cambiamenti climatici". Il Paese asiatico guidato dal presidente Xi Jinping ha pertanto chiesto all'Europa di "correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate e lavorare per proteggere la stabilità della cooperazione economica e commerciale".

La Commissione europea - lo ricordiamo - aveva introdotto nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi a partire dal 5 luglio scorso, per una durata massima di quattro mesi. Entro tale termine dovrà essere presa una decisione finale sui dazi definitivi, attraverso una votazione da parte degli Stati membri dell'Ue. Una volta deliberata - e in caso di parere favorevole - la decisione renderà i dazi definitivi per un periodo di cinque anni. I nuovi dazi hanno un importo compreso tra il 17,4% e il 37,6%, che varia a seconda dell'azienda a cui dovrà essere applicato, e vanno ad aggiungersi a quelli pre-esistenti del 10%.

Secondo alcuni Paesi membri, tuttavia, la strategia delle barricate contro Pechino potrebbe rivelarsi un boomerang e - per contro - danneggiare le numerose aziende europee che intrattengono rapporti commerciali di import e export con la Cina. In tal senso, un approccio lungimirante e di buon senso appare quello adottato dall'Italia, uscita rafforzata nei rapporti con Pechino dopo il recente viaggio ufficiale in Cina del premier Giorgia Meloni.

L'esecutivo italiano, secondo quanto trapela, avrebbe avviato colloqui - già in fase avanzata - con la casa automobilistica cinese Dongfeng Motors, intenzionata a sbarcare in Italia per realizzare uno stabilimento che fungerà da hub produttivo per tutta l'Europa.

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