Mina francese sui concessionari autostradali e aeroportuali. L’Eliseo ha messo a punto, con la nuova Legge di Stabilità, una vera e propria tassa sugli extra-guadagni che, se confermata, entrerà in vigore il primo gennaio 2024.
Una iniziativa per fare cassa che ricorda quella adottata dal governo Draghi in Italia per le aziende energetiche. La versione francese, con l’obiettivo di raccogliere 600 milioni (il primo anno), va a colpire una categoria specifica di aziende definita nel provvedimento «long-distance transport infrastructure» (società che fanno trasporto di lungo raggio). Eiffage, Abertis, Vinci e Mundys sono i soggetti potenzialmente interessati dal provvedimento e pronti a dare battaglia.
Ma come funziona il prelievo forzoso e da dove nasce? Se Emmanuel Macron «ama le automobili», il ministro delle Infrastrutture Clément Beaune promette «più rotaie e meno strade», ironizzava qualche giorno fa Les Echos citando le manovre del governo e, in particolare, le dichiarazioni rilasciate al microfono di France Inter dal ministro: «Siamo pronti ad abbandonare alcuni progetti autostradali. In quest’era di pianificazione ecologica, non possiamo fare come prima. Per i progetti già avviati, ridurremo il loro impatto sull’ambiente. I progetti non ancora avviati saranno invece bloccati. E non finisce qui». In questo quadro di opposizione a due specifiche categorie (concessionari aeroportuali e autostradali), in favore invece del trasporto su rotaia, si inserisce il provvedimento che tassa gli extra ricavi e che non poche polemiche sta suscitando Oltralpe. Il provvedimento punta a tassare le aziende (che hanno un net profit superiore al 10%) per la parte di fatturato che eccede i 120 milioni. Il balzello sarà del 4,6%.
Ironia della sorte, parte dell’extra gettito verrà da Aeroport de Paris, società quotata e pubblica nelle mani dell’Eliseo che però ha giurato battaglia e già preannunciato che «scaricherà» la tassa (per loro stimata in 100 milioni) sulle tariffe dei prossimi anni. D’altra parte, la misura gioca anche sul filo delle norme sulla concorrenza visto che l’intero gettito sarà girato a un ente pubblico ferroviario.
Gli operatori, comunque, non ci stanno e hanno deciso di adire le vie legali. Mundys, la società della famiglia Benetton che Oltralpe ha in corso di realizzazione investimenti per oltre 700 milioni per potenziare le reti viarie e dotarle di nuovi servizi, opera nel Paese attraverso la controllata Abertis con Sanef (Société des Autoroutes du Nord et de l'Est de la France) e Sapn (Société des Autoroutes de Paris Normandie) per le quali ha una concessione fino al 2031 e 2033. Il gruppo possiede, poi, come azionista l’Aeroporto di Nizza Costa Azzurra. Le francesi Vinci ed Eiffage gestiscono invece rispettivamente (tra le altre cose) le ex Autoroutes du Sud de la France (Asf) e la rete Autoroutes Paris-Rhin-Rhône (Aprr).
Dopo la decisione per legge di vietare i voli a corto raggio e l’intenzione di limitare i jet privati, Beaune torna quindi all’attacco, ma il rischio all’orizzonte è quello di una pesante battaglia legale. Venerdì, l’Aci Europe (Airport Council Iternational) ha esortato il governo francese a riconsiderare il progetto di un’imposta aggiuntiva sulle entrate degli aeroporti di Parigi, Nizza, Marsiglia, Lione e Tolosa. Anche perché la tassa «ridurrebbe la capacità di questi aeroporti di finanziare i loro ambiziosi piani di decarbonizzazione, con l’obiettivo di raggiungere lo zero netto delle emissioni di CO2 sotto il loro controllo tra il 2026 e il 2030».
Non solo, si stima che possa incidere anche sulla loro posizione competitiva in Europa.
«Questa è l’ennesima iniziativa del governo francese rivolta all’aviazione ed etichettata come ecologica, ma che in realtà danneggerebbe sia gli sforzi di decarbonizzazione, sia l’economia», ha detto Olivier Jankovec, direttore generale di Aci Europe precisando che “spremere gli aeroporti che stanno guidando gli sforzi di decarbonizzazione per le entrate fiscali è sconsiderato e equivale a un greenwashing politico”.
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