L’Antitrust frena PagoPa. Giorgetti: "Risolveremo"

L’Authority chiede di rivedere le tecnicalità della cessione a Istituto Poligrafico e Poste. ll ministro: "Non è un no"

 L’Antitrust frena PagoPa. Giorgetti: "Risolveremo"
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«Non è che ha detto di no a Poste, la sistemeremo». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, spazza via così tutti i dubbi emersi durante la giornata di ieri dopo la pubblicazione del parere contrario dell’Antitrust sulla cessione – decisa dal governo – di PagoPa all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e Poste Italiane. Una secchiata d’acqua versata sul fuoco delle polemiche innescate già nei giorni scorsi dalle banche, nonostante le rassicurazioni fornite dall’ad di Poste, Matteo Del Fante, di fronte alla Commissione Trasporti della Camera.

«PagoPa è un circuito di pagamento – aveva detto Del Fante il 12 marzo – sul quale siamo assestati in 409 fornitori di servizi. Non c’è alcun interesse, chiunque sia il proprietario del circuito, a minimizzarlo. Anzi, è interesse dell’azionista far crescere i propri asset assicurando la massima riservatezza».

L’operazione è partita con il decreto legge Pnrr approvato a fine febbraio. Il provvedimento stabilisce che il 51% delle quote di controllo dell’azienda, attualmente interamente in mano al Tesoro, passi al Poligrafico, mentre Poste sarebbe azionista di minoranza con il 49 percento. Ma lo schema concepito dall’esecutivo, come detto, ha suscitato le perplessità dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Secondo il presidente dell’Agcm, Roberto Rustichelli, la norma che dà esecuzione alla vendita di PagoPa presenterebbe delle «criticità» dal punto di vista competitivo.

Nel mirino dell’Authority è finito l’articolo 20 della legge che descrive i prossimi passi per l’ingresso di Ipzs e Poste in PagoPa. «Ne deriverebbe – si legge nel documento – il rischio concreto di un’alterazione dell’equilibrio competitivo tra Poste Italiane (e/o le sue controllate) e gli altri prestatori di servizi di pagamento (Psp) aderenti alla Piattaforma, potendo la prima sfruttare il proprio ruolo in PagoPA per indirizzare i pagamenti verso i propri servizi piuttosto che verso quelli dei concorrenti e, dunque, assicurarsi maggiori benefici nella sua attività di pagatore». Non solo: l’Antitrust teme anche che tali cambiamenti possano avere effetti al rialzo sui costi di commissione addebitati dai vari provider.

La raccomandazione che Rustichelli fa al legislatore è quella di intervenire per garantire da un lato «procedure più trasparenti» e «non discriminatorie», dall’altro la neutralità del soggetto coinvolto. Come? Attraverso «un’asta competitiva» oppure una «procedura che valuti e metta a confronto più manifestazioni di interesse». È dello stesso pensiero l’Abi, che fa sue le motivazioni dell’Antitrust dopo aver lanciato per prima l’allarme nei giorni successivi alla notizia. L’associazione chiede «una profonda rivisitazione del testo del convertendo decreto-legge, valutando anche la possibilità di utilizzare un distinto veicolo normativo per la soluzione dei diversi aspetti segnalati».

Occorre pertanto osservare che le preoccupazioni sollevate non

riguardano la cessione in quanto tale, fuori discussione come confermato da Giorgetti stesso, ma una tecnicalità che peraltro il ministero si è detto pronto a riformulare per portare a termine quanto prescritto dal Dl Pnrr.

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