L’Italia è il sesto Paese esportatore di armi al mondo. Le importazioni ucraine? La metà dagli Usa

Nel quadriennio precedente era in decima posizione. Ora vanta una quota globale vicina al 5%. Stiamo parlando di una crescita pari al 138%

L’Italia è il sesto Paese esportatore di armi al mondo. Le importazioni ucraine? La metà dagli Usa
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Nel quadriennio 2020-2024, segnato prima dall’arrivo della pandemia e poi dai conflitti in Ucraina e a Gaza, l’Italia si è ‘guadagnata’ un posto di rilievo nella classifica mondiale dei paesi esportatori di armi pesanti realizzata dall'Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma. È volata infatti dal decimo al sesto posto in classifica, rappresentando quasi il 5% della quota totale mondiale (4,8%). Stiamo parlando di un’impennata di addirittura del 138% rispetto al precedente quadriennio 2015-2019, quando si fermava a una quota pari al 2% del totale. Una crescita rilevante che ha portato il nostro paese a ridosso di Germania e Cina - per citarne alcuni – che hanno registrato invece una decrescita, fermandosi rispettivamente a una quota pari al 5,6 e al 5,9 per cento.

Ma dove le esportiamo?

In base al report, è il Medio Oriente l’area principale di destinazione delle esportazioni italiane. Dopo gli Usa, siamo stati il secondo paese ad aver venduto armi ai paesi della regione (con una quota del 13%). In particolare, abbiamo esportato il 28% al Qatar e il 18% al Kuwait e all’Egitto. Guardando invece all’importazione non si può dire affatto lo stesso. In questo caso Roma ha fatto registrare una sostanziale decrescita (-27%), vedendo la sua quota scendere all’1,1% e piazzandosi così al 24esimo posto.

Paesi esportatori di armi: gli Usa al comando

Con una quota pari al 43% (quasi la metà del totale per intenderci) e in crescita del 21% rispetto al quadriennio precedente, sono gli Usa a guadagnarsi il titolo di primo paese di esportatore di armi al mondo. Peraltro, anche se il principale paese destinatario di armi statunitensi è stata l'Arabia Saudita (12% del totale), per la prima volta in due decenni la quota maggiore è andata all'Europa (35%) anziché al Medio Oriente (33%).

Discorso diverso per la Russia. Che, in virtù della guerra in Ucraina, ha visto più che dimezzarsi la sua quota (dal 21 al 7,8%), ritrovandosi così in terza posizione alle spalle della Francia, che ha chiuso dietro gli Usa con una quota del 9,6%. Un’ascesa dettata principalmente dalle esportazioni verso gli altri paesi europei, che sono quasi triplicate tra il 2015-19 e il 2020-24 (+187%). “Ciò è dovuto principalmente alle consegne di aerei da combattimento a Grecia e Croazia e alle forniture di armi all'Ucraina dopo l'invasione su vasta scala della Russia nel 2022”, spiega il Sipri. Contestualmente, non sorprende quindi se le importazioni di armi europee sono cresciute complessivamente del 155%, poiché gli stati hanno risposto all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e all'incertezza sul futuro della politica estera degli Stati Uniti.

Ucraina in testa nell’importazione

Per ovvie ragioni già citate, l'Ucraina è diventata il più grande importatore mondiale di armi pesanti nel periodo 2020-24, facendo registrare un’impennata di quasi 100 volte rispetto al quadriennio 2015-2019. Decisivo in questa direzione è stato il ruolo giocato dagli Usa, che ha fornito il 45 percento delle armi importate dal paese (basta non aggiungere altro per capire quindi l’ipotetico impatto dettato dal possibile stop da parte di Trump), seguiti dalla Germania (12%) e dalla Polonia (11%). Un altro dato che fa riflettere? Le importazioni di armi da parte dei membri europei della Nato sono più che raddoppiate tra il 2015-19 e il 2020-24 (+105%).

E anche in questo caso gli Usa sono stati protagonisti, fornendo il 64% di queste armi, una quota sostanzialmente maggiore rispetto al 2015-19 (52%). Gli altri principali fornitori sono stati Francia e Corea del Sud (che rappresentano il 6,5% ciascuna), Germania (4,7 %) e Israele (3,9%).

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