La scure Fed, tassi giù dello 0,50%

Atteso un altro mezzo punto entro dicembre. Powell: "Inflazione, è solo l'inizio"

La scure Fed, tassi giù dello 0,50%
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No, non è la Bce, questa è la Federal Reserve. Incurante degli strali che arriveranno dal coté repubblicano, la banca centrale Usa ha ieri rotto gli indugi e tagliato i tassi d'interesse di mezzo punto. Il primo allentamento dopo quattro anni ha quindi le misure di un jumbo cut che riposiziona il costo del denaro in una forchetta compresa fra il 4,75 e il 5%, centra le aspettative dei mercati e conferma come il focus di Washington si sia decisamente spostato dalla lotta all'inflazione all'azione di sostegno dell'economia. «Il nostro approccio paziente nell'ultimo anno ha dato i suoi frutti. L'inflazione è ora molto più vicina al nostro obiettivo», ha affermato il presidente Jerome Powell nella conferenza stampa post-incontro. Il passaggio cruciale è però questo: «Siamo impegnati a mantenere la nostra economia forte sostenendo la massima occupazione. Una politica monetaria adeguata dovrebbe consentire di mantenere «la solidità del mercato del lavoro».

Serviva una scossa, peraltro anticipata fin dal simposio di Jackson Hole dallo stesso Powell, e un colpo di frusta è arrivato. Ma il percorso di ammorbidimento è solo all'inizio, anche se questo taglio «non segna un nuovo ritmo», ha detto il numero uno della Fed. I dot plot, i pallini che indicano l'evoluzione dei tassi da qui al 2026, mostrano infatti come il board dell'istituto si sia fatto più dovish: altri due tagli da 25 punti base entro fine anno, un'ulteriore sforbiciata di 100 punti base nel 2025 e 50 punti base nel 2026. Nel complesso, compresa la riduzione di ieri, un maxi-allentamento di 200 punti base.

Una traiettoria ipotetica, tuttavia. «Prenderemo le decisioni - ha spiegato Powell - sulla base dei dati in arrivo». Per il momento, la Fed constata che «gli indicatori recenti suggeriscono che l'attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo solido. L'aumento dei posti di lavoro è rallentato e il tasso di disoccupazione è aumentato, ma rimane basso». Parole che sembrano contraddire la forza con cui l'istituto intenda evitare il rischio di un atterraggio duro dell'economia nonostante le previsioni sul Pil 2024 siano state lievemente ritoccate al ribasso (dal 2,1 al 2%) e che quelle relative al 25 siano rimaste invariate, mentre la disoccupazione dovrebbe salire di poco, dal 4,2 al 4,4 percento.

Le stime sui prezzi al consumo sono state invece abbassate al 2,3% dal 2,6% precedente. A parte la reazione positiva di Wall Street (+0,4% un'ora dalla chiusura) e il nuovo record dell'oro oltre la soglia dei 2.620 dollari l'oncia c'è già infatti chi storce il naso, giudicando la mossa di Eccles Building affrettata poiché l'America non sta subendo un'ondata di licenziamenti.

E certo non mancheranno, da parte di Donald Trump e dei suoi sostenitori, le accuse di aver voluto favorire Kamala Harris nell'ultimo miglio nella corsa per accaparrarsi le chiavi della Casa Bianca, soprattutto alla luce della richiesta fatta alla vigilia da parte della senatrice democratica Elizabeth Warren di un taglio dello 0,75 percento.

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