Le ambiguità della Cina: parla di pace e punta Taiwan

Il ministro di Pechino atteso a Mosca: «Diamo una chance al termine del conflitto»

Le ambiguità della Cina: parla di pace e punta Taiwan

Le minacce continue contro Taiwan e l’annuncio di un’iniziativa di pace per l’Ucraina che rispetti il principio della «sovranità e dell’integrità territoriale». La promessa di voler rendere il mondo «un posto più sicuro» e il tappeto rosso steso a Pechino per la visita del presidente iraniano Ebrahim Raisi, che fornisce droni d’attacco a Mosca; il no a una nuova Guerra Fredda e il lancio di palloni spia sul territorio della superpotenza rivale e di una quarantina di altri Paesi. L’elenco delle ambiguità cinesi è lungo e il ministro degli Esteri Wang Yi ne ha illustrate molte nel suo intervento alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, nel quale - almeno in questo l’ambiguità è stata superata - ha per la prima volta usato il sostantivo «guerra» per definire l’operazione speciale di Vladimir Putin. Se fosse già previsto prima dell’incidente del pallone spia che sorvolava le installazioni nucleari Usa in Montana, o se sia stato scritto per uscire dall’angolo diplomatico nel quale i cinesi si erano cacciati da soli, il discorso di Wang a Monaco ha tentato di mostrare, ancora una volta, il volto responsabile e dialogante del regime comunista di Pechino. «Questa guerra non può continuare» ha detto in riferimento all’invasione russa dell’Ucraina. E ancora, «bisogna dare una chance alla pace» con una citazione, forse inconsapevole, forse no, del John Lennon post Beatles.

Che sia solo tattica, lo si vedrà nei prossimi giorni e settimane. Wang andrà a Mosca nei prossimi giorni a parlare di «pace», mentre Putin ammassa truppe e mezzi al confine con l'Ucraina per la prevista'seconda invasione'. L'annuncio del ministro degli Esteri cinese è accolto con garbo diplomatico dal collega ucraino Kuleba: «Pensiamo che la Cina possa avere un ruolo importante». Ma solo di garbo, al momento, si tratta. Zelensky non sembra aperto ad una qualsiasi forma di dialogo che non preveda prima la vittoria ucraina sul campo di battaglia, mentre gli Stati Uniti innalzano l'asticella del confronto con Mosca.

La vice presidente Kamala Harris, capo delegazione Usa a Monaco, ha pubblicamente accusato la Russia di «crimini di guerra».

Nel frattempo, il Pentagono ha inviato il sottosegretario per gli affari cinesi, Michael Chase, a Taiwan. Scordiamoci di Sun Tzu e ricordiamo i classici latini: si vis pacem, para bellum.

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