Martedì 12 dicembre, appena due giorni dopo il suo insediamento, l’esecutivo argentino guidato da Javier Milei ha presentato le prime misure “choc” per migliorare la situazione economica del Paese e ridurre in modo considerevole la spesa pubblica. Il ministro dell’Economia Luis Caputo ha annunciato una svalutazione del 50% del peso rispetto alla moneta statunitense, portando ufficialmente il tasso di cambio a 800 pesos per un dollaro, tagli ai sussidi per trasporti ed energia, una riduzione dei ministeri da 18 a nove e la cancellazione delle gare d’appalto per le infrastrutture.
“Per alcuni mesi andrà peggio di prima, ma se avessimo continuato sulla stessa strada (dei governi precedenti, ndr) ci saremmo diretti verso l’iperinflazione”, ha spiegato Caputo. “Il nostro obiettivo è evitare la catastrofe”. Il Fondo monetario internazionale ha accolto positivamente queste decisioni, affermando che essere forniscono “una buona base” per discutere con l’Argentina del suo debito con l’istituzione di 45 miliardi di dollari. “Queste prime azioni coraggiose puntano a migliorare le finanze pubbliche in una maniera che protegge i membri più vulnerabili della società e rafforza il regime dei cambi”, ha sottolineato il portavoce dell’Fmi Julie Kozack. “La loro implementazione aiuterà a stabilizzare l’economia e a favorire una crescita guidata dal settore privato”.
La reazione dell’opposizione peronista non si è fatta attendere. Juan Grabois, figura di spicco della sinistra vicina all’ex presidente Cristina Fernández (2007-2015), ha accusato il ministro Caputo di aver annunciato “un omicidio sociale senza battere ciglio, come uno psicopatico che si prepara a massacrare le sue vittime indifese”. “Pensate che la gente non protesterà?”, ha continuato il politico. “Il loro stipendio nel settore privato e pubblico, così come le pensioni di anziani e anziane, permetterà di acquistare la metà delle cose al supermercato”.
Il presidente Milei ha sostenuto queste misure, tutte in linea con il programma annunciato in campagna elettorale, affermando che il Paese non ha alternative. La situazione economica dell’Argentina, infatti, è flagellata da un’inflazione del 143% e quattro abitanti su 10 vivono sotto la soglia di povertà. Oltre al debito con l’Fmi, Buenos Aires deve anche 10.6 miliardi di dollari a creditori privati e ha un deficit commerciale di 43 miliardi di dollari.
“Non ci sono soldi”, è uno dei mantra che Milei ha spesso ripetuto per spiegare come un approccio graduale avrebbe avuto poca efficacia nel risanare un Paese la cui popolazione ha votato in massa El loco proprio per le sue promesse estreme, portate avanti a colpi di motosega.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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