Armi Nato in Russia: tutti i dubbi

La guerra d'Ucraina volge al brutto

Armi Nato in Russia: tutti i dubbi

La guerra d'Ucraina volge al brutto. Nessuna guerra in realtà si tinge di lillà, se non nella retorica dei bollettini vergati da generalissimi falsi come Giuda, con i morti che si sollevano festanti dalle trincee scuotendosi i proiettili di dosso trasformati in petali di papavero, perché il sangue è pur sempre rosso. Ma un conto è dire che il brutto sta nel cielo sopra eserciti stranieri e lontani, un altro se la nuvolaglia nera della strage rotola verso di noi. E rotola, eccome se rotola.

L'attacco russo dura da 28 mesi. La risposta dei Paesi occidentali finora era stata quella di una guerra per procura, fornendo armi più o meno volentieri da mettere in mano alla sventurata manovalanza ucraina. Era evidente sin dal principio che la resistenza ucraina era destinata ad un'eroica disperante sconfitta. Certo, Kiev non era sola, tutti in coro lo si ripete, ma a morire sì. Non sono un giocatore d'azzardo, neppure con i fagioli, con quel che costano, ma è stata un'operazione cinica convincere il giocatore ucraino a sfidare il banco al Casinò di Mosca. Ha vinto le prime puntate, grazie allo spionaggio americano e inglese. Illusione fatale. Rifiuto delle trattative. L'Occidente ha rifornito di gettoni e fiches Zelensky, e il Banco gliele ha mangiate. Il gioco ha divorato persone a cataste, pare mezzo milione di «unità» (si dice così, ma sono padri, fratelli e madri, anche donne) e migliaia di civili. I soldati sono stati usati da entrambe le parti come carne da cannone, russa o ucraina non importa, senza nessuna preoccupazione di risparmiare vite, paglia da gettare nel falò. Il turbine di fuoco per forza di cose soffia, causa la potenza di arsenali e numero di effettivi, a consumare le risorse del debole. I calcoli degli strateghi della Nato, dotati di presunzione naturale e di stupidità artificiale, si sono sommati

a sanzioni commerciali strette al collo di Putin con la temeraria certezza di vederselo ciondolare violaceo dal cappio. Chiedo: hanno funzionato? Ci si era detto che era necessario per il bene supremo della libertà che morissero gli ucraini e noi tenessimo i termostati sui 19 gradi invece che sui 21, tutto lì. Un po' meno riscaldamento per l'inverno e omaggio di cartucce e blindati agli aggrediti, e tutto (...)

(...) sarebbe finito bene.

Mica tanto.

E ora siamo alla svolta annunciata dal segretario della Nato Stoltenberg, su mandato dell'azionista di maggioranza dell'Alleanza Atlantica, e cioè gli Stati Uniti, subito sostenuti bellicosamente dal ritrovato asse franco-tedesco di Macron e Scholz. Da questo momento in poi gli ucraini potranno sparare bombe e tirare missili con su scritto Nato su città russe.

Dal punto di vista della giustizia bellica lo capisco. Non si capisce perché i russi possano farlo e gli ucraini no. Il punto è che questo atto rende ufficiale lo stato di belligeranza di Nato contro Russia. Se io porgo una pistola allo scopo di fargliela usare contro il nemico, la logica dice che il fornitore è il mandante.

L'ultima persona che da noi urlò dovunque, indossando le vesti di Cassandra e ripetendo il grido omerico «Troia brucia, Troia brucia», fu Oriana Fallaci: alludeva all'invasione islamica, con tanto di terrorismo che avrebbe infilato le sue lame nel corpo dell'Occidente. Processarono lei invece degli imam. Non so se esiste il maschile Cassandro, e comunque non ho il fisico per reggere la parte. Influenzato dall'incontro di ieri con il Papa, mi faccio eco del suo grido ostinato, espresso per bocca del segretario di Stato cardinale Parolin: «Autorizzare l'esercito ucraino a colpire la Russia con armi consegnate dai Paesi occidentali è una

prospettiva davvero inquietante, innesca un'escalation che nessuno potrà più controllare. Dovrebbe essere la stessa preoccupazione di ogni persona che abbia a cuore le sorti del nostro mondo».

In questa follia bellica che attraversa tutti o quasi i mass media, segnalo l'equilibrio del governo italiano, che nega risolutamente questa possibilità. La Meloni insieme a Tajani e a Salvini - si sta dimostrando intelligente e furba. Dice di sì, si fa baciare sulla fronte da Biden, poi fa quel che impone il senso di responsabilità. Aiuto all'Ucraina sempre, ma che non si trasformi nel casus belli di una guerra totale la quale trova da una parte e dall'altra del fronte sostenitori che si sentono immortali, ma la povera gente non è scema come loro.

Il Papa aveva avvertito il 9 marzo scorso: «L'Ucraina abbia il coraggio della bandiera bianca», da alzare senza vergognarsene, non come resa, ma per una trattativa avendo al fianco l'Occidente in una nuova Yalta.

Evitando di infilare cerini accesi tra le dita dei piedi di Putin.

Una potenza nucleare autocratica, com'è quella dello Zar, superiore all'Occidente in balistica ipersonica che non so cos'è ma fa spavento solo la parola, ha una pazzia intrinseca che per fortuna la democrazia non dovrebbe avere. Ahi, poi mi vengono in mente Hiroshima e Nagasaki, e non sono più tanto sicuro. Fermarsi è meglio, qualche volta il Papa è infallibile.

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